È dedicata al sindaco della Primavera di Reggio, ed è prossima a uscire, il 17 febbraio (Castelvecchi editore, pp. 210, euro 20), l’ultima opera di Michele Caccamo, scrittore, poeta, paroliere ed editore. “Italo Falcomatà – Vita di un visionario inaspettato”. Come in un processo unificante, il lavoro avvolge alcuni elementi dominanti: la malattia; il ricamo femminile, quale atto che cadenza i giorni; la parola politica e le sue contrapposizioni esistenziali e caratteriali: «Tutto era povero, i contadini tenevano sempre lo sguardo in giù verso il terreno, come non ci fosse il cielo non ci fosse la luce, guardavano se in mezzo all’erba ci fosse qualche piccolo germoglio, cercavano la pace per la loro fame».
Scrive Caccamo: la ’ndrangheta, un cancro che, sottile, unisce come un filo ogni giorno vissuto alla paura. Al riguardo è significativo questo passaggio: «Quando Italo ricevette la prima lettera la mise nel cassetto, pensò che fosse per davvero finita. Fuori dalla sua finestra le nubi erano frettolose, facevano riccioli, fili, salti di rana».
La biografia aggiunge un tassello al più ampio progetto editoriale che, tra finzione e biografia, aiuta a ripensare il vissuto intimo, l'interiorità raramente colta dalle scritture ufficiali. Non è nuovo a questo percorso Caccamo, che ha già dedicato la sua prosa poetica a grandi personaggi della storia: Madre Teresa di Calcutta, Hermann der Lahme, Renée Vivien, Alda Merini, Anna Coleman Ladd, e in forma di poemetto a Pierpaolo Pasolini, al Demonio, a Luigi Tenco, a se stesso. Nato a Taurianova, Michele Caccamo è stato tra i protagonisti del recente “Premio Rhegium Julii” tenutosi all’Aula Quistelli dell’Università Mediterranea. Il suo libro su Pasolini “Le sacche della rana” ha conquistato una delle tre menzioni della giuria, consegnando all’autore l’emozione di un intenso ricordo: «Sono cresciuto con le poesie di Emilio Argiroffi; e oggi è come se un cerchio si completasse». Le sue opere sono state tradotte e pubblicate in Egitto, Yemen, Indonesia, Siria, Palestina, Sud Asia, Russia, Cile, Argentina, Messico, Spagna, Francia, Stati Uniti e Iran.
Consulente editoriale per la casa editrice Castelvecchi, fondatore del gruppo editoriale Readaction, cura una rubrica culturale dell'UffPost. Lo stile di Michele Caccamo è caratterizzato da una versificazione lunga, spesso priva di punteggiatura: la parola, il segno, sempre precisi, lignei, acquisiscono il massimo valore semantico possibile, l'unica possibile via di salvezza di fronte al decadere inesorabile delle illusioni del mondo. Prosa poetica e lirica, nell'estetica di Michele Caccamo, corrono parallele, con frequenti punti di convergenza: «Ho voluto omaggiare convinto di interpretare anche i sentimenti di affetto della comunità reggina, un uomo devoto alla vita, all'umanità e, infine divorato dalla malattia; perché la vita è dono e, insieme, annuncio della fine», asserisce Caccamo che accomuna in un parallelismo sottile e raffinato la prosa e la poesia. «Il confine che le separa è il gioco rarefatto tra due immagini quotidiane; due significati che, per sempre, ci hanno condotto per mano».
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