È un fuoco che brucia forte quello che Rosella Postorino racconta nel suo ultimo libro “Mi limitavo ad amare te” edito da Feltrinelli: è il fuoco delle fiamme della guerra e delle preoccupazioni dei proiettili; ma è anche quello del focolare e della famiglia. Anna Mallamo, giornalista della Gazzetta del Sud, ricongiunge questi due aspetti nell’opera della scrittrice reggina, già Premio Campiello, nel 2018, presentata a Palazzo Alvaro dove tanta gente si ritrova per questo momento di riflessione e attualità nell’ambito del Festival del Mediterraneo di Ecolandia.
«Sono felice di ritornare nella mia terra», esordisce l’autrice. Lo scenario è Sarajevo: Nada e Omar sono bambini della primavera del 1992, allontanati dalla guerra, portati via contro la loro volontà; in viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che "ha mani calde" e una famiglia, al contrario di lei. Il romanzo trae il titolo da una bellissima poesia dell’autore slavo Izet Sarajlic, si ispira a storie vere, ma - come ossera la Mallamo - «trascende la storia per proiettarci nella profondità e ambiguità della natura umana». Si tratta di un'opera di ampio respiro, di grande profondità, collocata a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo.
«Quando la storia ci travolge, quello che possiamo fare è aggrapparci ad amare: ed è proprio quello che fanno i miei personaggi che, nell’impossibilità di una protezione di tipo verticale, si salvano con una protezione di tipo orizzontale fondata sull’amicizia», spiega la Postorino che con un linguaggio «chirurgico ed evocativo al tempo stesso», accompagna dentro «una storia che è importante perché capace di modificare il corso degli eventi. Il prezzo da pagare è quello di una salvezza che è sempre a metà; questi bimbi, sottratti alle bombe, crescono senza sapere nulla dei loro genitori; mettono al sicuro la loro pelle ma hanno perso loro mondo, che è di miseria, ma è pur sempre quello delle proprie radici», aggiunge Rosella Postorino.
Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa spezza una lunga pace, l’interrogativo è sull’«inconveniente di essere nati». Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? È la contraddizione che vive nel nostro stesso corpo, che unisce e separa. Da agnostica, l’autrice vede tutti gli esseri umani come orfani; il loro dolore viene dalla possibilità di perdere le persone care; è lo strappo perenne nella vita che appartiene a chiunque, perché per ottenere qualcosa, se ne perdono altre. «D’altronde, la prima esperienza che facciamo è quella della separazione», rilancia Rosella Postorino, racchiudendo la sua onestà di scrittrice «nella ricerca di qualunque comportamento che abbia una tensione verso la libertà e sia scevro da ogni sovrastruttura».
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