Cercava la profondità pure nell’abisso dello sgomento; così, esploratore dell’assoluto, alla profondità si avvicinava nei tanti voli in cui dalla cabina di pilotaggio guardava il cielo e scrutava il mondo. Un “pellegrino delle stelle”, Antonio de Saint-Exupéry, autore del «Piccolo Principe», uno dei testi più tradotti e diffusi al mondo, scritto durante il suo esilio negli Stati Uniti mentre infuriava la seconda guerra mondiale. Poi Tonio – così veniva chiamato – , scomparirà in mare durante la sua ultima missione come pilota ricognitore, colpito da un caccia tedesco il 31 luglio 1944. A 44 anni (era nato nel 1900 a Lione da una famiglia di nobili origini) nella profondità del Mediterraneo si consumava la sua favola personale, ma la fiaba del Piccolo Principe è rimasta sempre giovane.
Oggi che il Piccolo Principe compie 80 anni, viene celebrato da «Le verità del Piccolo Principe» (Àncora Editrice) del giornalista vaticanista del Tg2, calabrese di Siderno, Enzo Romeo, che racconta sin dall’infanzia i giorni e le opere di Tonio, intrecciando la narrazione con brani tratti dagli scritti di Saint-Exupéry (tra gli altri «Cittadella», «Carnets», «Pilota di guerra», «Terra degli uomini»). «Quella del Piccolo Principe è una favola universale in cui tutti hanno la possibilità di specchiarsi – scrive Romeo, che si interessa da sempre al mondo religioso e da inviato ha seguito i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – ; Saint Exupéry ci restituisce la tridimensionalità dell’essere, con le sue porzioni biologica, psicologica e metafisica. Per leggere il Piccolo Principe bisogna indossare le lenti dello spirito».
Era un sognatore Tonio, ma anche fortemente radicato nell’umano. E Romeo, che nei suoi scritti ha spesso indagato la spiritualità che trova patria nell’inquietudine della ricerca esistenziale (tra le sue opere, «I solitari di Dio. Separati da tutto, uniti a tutti», «Diari a confronto. Anna Frank, Etty Hillesum»), non tace l’inquieta vita sentimentale e le contraddizioni di Saint-Exupéry ma mette in rilievo l’afflato religioso di Tonio, attratto dal racconto biblico e dal mistero. Cui si sentiva vicino sia quando dall’aereo che perdeva quota cercava di comprendere «nella loro plenitudine il sole, il cielo, la terra arata, tutto», sia quando nell’immensità del deserto cercava i «pozzi» dell’essenziale.
«Rileggere in controluce questa fiaba – scrive Romeo, che si considera un “vecchio amico” di Saint-Exupéry – accostandola alla vita dell’autore, ci consente di scoprirne le verità nascoste. Dal senso della vita e della morte, alla metafora del deserto, fino alla mistica dell’amicizia. Consapevoli che l’essenziale si può cogliere solo con gli occhi del cuore».
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