«Gira, il mondo gira senza spazio senza fine / Con gli amori appena nati / Con gli amori già finiti». Questo successo di Jimmy Fontana accompagna l’inizio e la conclusione del nuovo lavoro di Mario Perrotta, famoso attore e regista di teatro, quattro volte Premio Ubu: «Come una specie di vertigine. Calvino, la libertà». Una personalissima indagine sul tema della libertà attraverso le opere di Italo Calvino, affrontata da Perrotta con grande maestria recitativa da richiamare i monologhi di Dario Fo; uno spettacolo che ha riscosso grande successo al teatro Zanotti Bianco, mandando in archivio la rassegna Cosmo & Comiche - il Ragazzi MedFest per Italo Calvino, ideata da SpazioTeatro con la direzione artistica di Gaetano Tramontana.
La scena è essenziale: una pedana con i fari; una sedia ed un microfono. Mario Perrotta dà così vita al suo personaggio: il nano riportato nel romanzo autobiografico di Calvino «La giornata d’uno scrutatore». La sua è una voce interiore di chi cerca e racconta la libertà per come sa, trasformandola in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi.
Deciso sempre e comunque a non «rassegnare le dimissioni dall’ottimismo», né ad abbandonare quella storia d’amore tanto personale quanto proibitiva con quel corpo immobile e la lingua incapace di esprimersi. Attraverso le pagine della trilogia de «I nostri antenati», «Le Cosmicomiche», «Le città invisibili», «Palomar», il viaggio richiama le storture e le angustie del mondo contemporaneo, l’umanità degradata e dolente, a contatto con tragedie, handicap e sofferenze, ma la speranza è che l’essere umano possa essere migliore.
«Questo lavoro nasce dal desiderio di parlare di libertà; un concerto bellissimo ma al tempo stesso astratto; in tutta la produzione letteraria di Calvino – sostiene Perrotta – , l’autodeterminazione è stata una vera ossessione: essere liberi in un mondo dove esistono gli altri con le loro libertà. È una libertà fragile, perché il principio illuminista al quale si rifà Calvino, per cui la libertà propria finisce laddove lede l’altrui, è una regola di convivenza civile che non potrà mai dominare gli egoismi; e la pandemia lo dimostra».
Dunque, chiusura in bellezza per la settima edizione di Ragazzi MedFest, che per due settimane ha animato la città di Reggio, celebrando il centenario dalla nascita di Italo Calvino: due settimane ben bilanciate tra letteratura e teatro, con 15 eventi in cartellone, una grande festa d’apertura con oltre 20 artisti coinvolti, 4 incontri letterari, 7 appuntamenti dedicati al teatro, tra matinée per le scuole e spettacoli serali, e una mostra internazionale di illustrazioni.
«È un bilancio sicuramente positivo – sottolinea il direttore artistico, Gaetano Tramontana, che ha ringraziato e chiamato con sé tutto lo staff – . La grande sfida è sempre quella di incidere fortemente sul territorio, e noi abbiamo cercato di cavalcarla attraverso una proposta artistica multidisciplinare che si rivolgesse in particolare ai ragazzi ma in grado di abbracciare pubblici diversi. Gli spettatori hanno accolto con grande entusiasmo tutte le nostre proposte, forse ancor più rispetto alle scorse edizioni, e questo ci rende particolarmente orgogliosi, testimoniando il riconoscimento da parte della comunità della validità del progetto che portiamo avanti. Inoltre, si è cominciato a creare un rapporto con le scuole e si è rinforzato il connubio tra teatro e scienza. D’altra parte, l’idea di lavorare sul Cosmo, un elemento d’ ispirazione per Calvino, era davvero ghiotta e ci offriva la possibilità di proseguire il nostro percorso: due linee parallele che si sono felicemente incontrate nella nostra produzione Cosmo & Comiche».
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