
«Sui Bronzi di Riace, ciclicamente, emergono teorie sul loro ritrovamento, la loro origine, ma i fatti, a mio avviso, sono duri».
Cosimo «Nuccio» Schepis è stato uno dei tecnici restauratori del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria che ha lavorato per anni sui Bronzi per salvaguardarli dalla corrosione, insieme all’archeologa Paola Donati, dell’Istituto Centrale del Restauro di Firenze, scomparsa prematuramente, giunta in Calabria nel 2010. «Con tutto il rispetto, non ho intenzione di commentare l’ennesima teoria sul presunto trafugamento dei Bronzi - dice Schepis - secondo cui i due Dioscuri furono recuperati al largo di Brucoli, nel Siracusano, e poi finiti nel Mare Jonio, all’altezza di Riace Marina». Schepis - parlando con l’AGI - racconta la sua esperienza professionale, ricorda i passaggi fondamentali della scoperta dei due capolavori, individuati nei pressi di Punta Forticchio, a Riace Marina, giacenti su un fondale sabbioso a otto metri di profondità. «Fu Stefano Mariottini, romano, persona perbene, un sub dilettante in vacanza a Monasterace, nella Locride, con la famiglia - dice «Nuccio» Schepis - che il 16 agosto del 1972 si accorse di un braccio che emergeva dal fondale sabbioso, avvertendo subito i Carabinieri e l’allora Sovrintendente ai Beni Archeologici della Calabria, il compianto dott. Giuseppe Foti. Da quella data in poi, i due 'Guerrieri» - prosegue Schepis - prendono la strada di Firenze, vengono ricoverati al Centro di Restauro e affidati alle 'curè di Edilberto Formigli e Renzo Giachetti». Cosimo 'Nucciò Schepis, ormai in pensione, ricorda con legittimo orgoglio i quattro anni di lavoro - tra il 2010 e il 2013 - eseguiti sui Bronzi insieme a Paola Donati, in un’ala di Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, allestita secondo i criteri rigidi stabiliti dai tecnici del restauro, per evitare il rischioso trasloco a Firenze.
«Un’esperienza di altissimo livello scientifico - ricorda Schepis - scritta a due mani con la politica regionale, che produsse gli effetti sperati: i Bronzi furono restaurati a Reggio Calabria, in un ambiente micro climatizzato, costantemente monitorato in funzione antisismica, separato dal pubblico dei visitatori da una parete trasparente, tanto da consentire loro di seguire il nostro lavoro dal vivo, ultra meticoloso, e la visione dei Bronzi. Voglio infine ricordare che quell'intervento conservativo condotto con l’indimenticabile collega Paola Donati, è stato positivamente certificato dalle ispezioni periodiche dei colleghi dell’Istituto Centrale del Restauro, le cui analisi sullo stato di conservazione dei Bronzi qualche tempo fa, hanno attestato positivamente il buono 'stato di salutè delle statue. Un motivo per me di grande soddisfazione: il resto - conclude Schepis - per quel che mi riguarda, lo lascio alle cronache».
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