“Toccate” le chiamano in gergo. Tappe di una crociera: i passeggeri scendono dalle navi, visitano i luoghi, risalgono e ripartono. Nessun nuovo imbarco, né tantomeno sbarchi definitivi. A Reggio è una settimana particolare in questo senso: due navi fanno scalo nel porto. E con il loro carico di turisti sono lì quasi a mandare un messaggio nel segno del “vorrei ma non posso”.
Perché entrare nel sistema rappresenta certamente un'occasione degna di nota in chiave turistico-economica: un'invasione sistematica di migliaia di crocieristi è senza dubbio una risorsa da sfruttare. Ma allo stato - e in tutta franchezza non sembrano esserci prospettive differenti - bisogna accontentarsi di quel che viene. Una tantum.
Attualmente lo scalo di Reggio è nel calendario soltanto di Costa Neo Riviera e Aida Stella, una decina di tappe totali per uno scalo crocieristico definito a livello di sviluppo embrionale. Nelle graduatorie dei porti non è neanche censito. Attualmente i fondali del porto hanno una profondità media di 7,5 metri, e ciò preclude l'accesso alle navi di grandi dimensioni. Non resta che puntare al target di imbarcazioni medio-piccole, che portano comunque in giro passeggeri della categoria “luxury”, generalmente di età più avanzata, stranieri e maggiormente disposti alle spese a terra.
La città sa cogliere almeno queste occasioni? Qualche commerciante racconta di un aumento delle vendite in coincidenza con le fermate delle navi. Non solo escursioni e visite guidate, quindi.
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