Che fine ha fatto il rigassificatore di Gioia Tauro? L’infrastruttura continua ad essere ritenuta strategica dal Governo, malgrado non si veda alcun avanzamento nella fase di realizzazione. A rassicurare in questo senso è il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che per bocca della viceministra della Lega Vannia Gava ha risposto a un’interrogazione del deputato Antonino Iaria del Movimento 5 Stelle . Gava ha specificato chiaramente che «le opere per la costruzione e l’esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquido onshore, nonché le infrastrutture connesse, sono considerate di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti come previsto, a livello nazionale, dall'articolo 2 del decreto-legge n. 181 del 2023. Questo – ha aggiunto – consentirà di assicurare una capacità di rigassificazione cumulata aggiuntiva pari a 20 miliardi di metri cubi annui, che contribuirà al consolidamento ed alla resilienza della rete di approvvigionamento energetica italiana e ad una minore dipendenza energetica del Paese». E ancora: «Si ricorda che, a livello europeo, è prevista la possibilità di realizzare un numero crescente di infrastrutture per favorire l’utilizzo dei combustibili alternativi al petrolio. In questo senso, l’opera rientra tra le infrastrutture necessarie alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e nelle linee di indirizzo del Piano regionale integrato energia e clima (Priec), nonché al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec). Giova segnalare, infine, che la realizzazione dell’impianto favorirebbe lo sviluppo dell’area non solo portuale, ma anche retroportuale con la possibilità di costruire un ampio distretto dell’agroalimentare, sfruttando la piastra del freddo necessaria alla rigassificazione». Piastra del freddo che – giova ricordare – esiste solo sulla carta.