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Gioia Tauro, il sindaco Alessio pronto a gettare la spugna

«Non mi sono arreso, sto combattendo. Però, se riuscirò a portare dei risultati, bene, altrimenti, fra 10-15 giorni al massimo, dovrò trarre le mie conclusioni: non posso tenere in sospeso una città facendo intendere che sto risolvendo i problemi quando, invece, ciò non avviene. È impensabile che un'Amministrazione rimanga in carica solo per il gusto di attaccarsi alla poltrona. Ho incontrato tutti i consiglieri comunali e gli ho anticipato i miei pensieri: per continuare a fare il sindaco devo essere nelle condizioni di lavorare». È lo sfogo del sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, esternato con tutta l'amarezza di chi sa di essere con le spalle al muro: l'ennesima bufera giudiziaria su palazzo Sant'Ippolito ha reso drammatica una situazione che da critica oggi appare di “non ritorno”.

L'operazione “Waterfront” con la quale il Gico della Guardia di Finanza, coordinato dalla Dda reggina, ha smantellato un cartello criminale di imprenditori e funzionari pubblici messo in piedi per pilotare gli appalti in favore della ‘ndrangheta, ha coinvolto nuovamente, sempre per fatti che riguardano il passato, un Ufficio tecnico comunale già gravemente deficitario. A ciò si accompagna la crisi dell'Ufficio finanziario a causa di pensionamenti e mancate sostituzioni; lo stesso dicasi per la Polizia locale, ridotta al lumicino. In buona sostanza, il Comune di Gioia non ha più funzionari idonei all'assunzione di responsabilità amministrative. 

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Reggio

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