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Bombardieri prossimo segretario nazionale della Uil: il Sud può spingere l'Italia

Pierpaolo Bombardieri

Pierpaolo Bombardieri sarà tra qualche settimana il segretario nazionale della Uil: succederà a Carmelo Barbagallo. Nonostante informalmente il passaggio di consegne sia già avvenuto, nella prossima settimana si terrà una conferenza stampa per illustrarne i dettagli, mentre l'elezione formale dovrebbe avvenire il prossimo quattro di luglio. Nato e cresciuto a Marina di Gioiosa Pierpaolo Bombardieri, cinquantasei anni e una passione sconfinata per il mare, la pesca e il basket, è figlio del due volte sindaco della cittadina jonica Oscar. Dopo la laurea in Scienze politiche conseguita all'università di Messina con il massimo dei voti, partì alla volta di Roma alla ricerca di un'affermazione personale, di quella che lui stesso ha definito «una scommessa su me stesso: «Oggi - dice - posso dire di essere felice e di fare il lavoro che mi piace»: scommessa vinta quindi.

La sua carriera ebbe inizio come ricercatore sulla sicurezza sul lavoro per l'Inail, passò poi all'Unione Italiana del Lavoro come segretario del settore Università e ricerca del Lazio, poi segretario generale, sempre per il Lazio. Sei anni fa l'approdo alla Uil nazionale come segretario organizzativo e da un anno e mezzo è segretario aggiunto al fianco di Barbagallo. Ama definirsi meridionale e meridionalista convinto, amante della sua terra, la Locride, dove torna ogni qual volta gli è possibile, dove sono ben salde le sue radici e dove incontra gli amici di sempre.

Lo abbiamo raggiunto al termine di una giornata di incontri senza sosta: in mattinata la videoconferenza con il governo sulla questione Acelor Mittal, durante la quale ha messo alle strette l'esecutivo, nel pomeriggio il collegamento con Bruxelles per parlare di fondi per il lavoro ed investimenti strategici. Prima di concludere la nostra chiacchierata ci ricorda l'appuntamento di oggi, che lo vedrà in video conferenza insieme al ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano e il Corsecom, per parlare di infrastrutture e sviluppo per la locride.

«Conosco il ministro Provenzano da tanto - ci spiega - per il Sud può fare molto. Con l'incontro di venerdì (oggi, ndc) vogliamo porre l'attenzione sulle necessità del nostro territorio». E per il mese di luglio, ci anticipa, è in preparazione, sempre nel comprensorio locrideo, un altro evento, targato Uil.

Dottor Bombardieri, come si arriva a diventare segretario generale di una delle più importanti confederazioni sindacali italiane, partendo da un piccolo paese della Calabria?

«Ricordandosi sempre che ci sono territori e popolazioni che hanno bisogno di aiuto: il Meridione nello specifico ha bisogno di interventi mirati per crescere e far crescere l'intero paese».

Esiste quindi ancora oggi una questione meridionale?

«Certo che esiste. Uno dei temi che propongo sempre è che il rilancio dell'Italia passa proprio dal superamento delle difficoltà del Meridione. Sono necessari interventi sulle infrastrutture, da non intendersi solo come vie di trasporto. Un esempio su tutti: in questa fase i nostri figli che si sono collegati da casa per le videolezioni hanno avuto molti più problemi di collegamento dei loro coetanei che vivono altrove. Ancora, sono necessari investimenti sulle ferrovie, sulle strade, la Statale 106 ad esempio, sui servizi sociali, penso alla nostra sanità e ai servizi ad essa collegati. Attualmente siamo un paese che viaggia a più velocità: noi della Uil pensiamo che il rilancio dell'Italia passi obbligatoriamente per il Sud. Personalmente invece mi definisco un meridionale e meridionalista convinto, sia per il forte legame con la mia terra sia perché sono convinto che il Sud possa davvero dare una grossa spinta all'intera Nazione».

Come si colloca Pierpaolo Bombardieri rispetto alla politica?

«Come confederazione siamo autonomi dai partiti, ma bisogna fare un distinguo tra politica e partiti. Noi trattiamo con governi e partiti diversi, ma guardiamo solo al merito delle questioni. Io ho le mie idee e i miei convincimenti, ma rimangono all'interno della cabina elettorale, quando vado a votare. Qualcuno mi ha definito senza “coloritura politica precisa”, mentre altri mi ha avvicinato al movimento Cinque Stelle perché come loro sono a favore dell'idea che sia necessario diminuire le ore lavorate a parità di trattamento economico. Negli ultimi anni la produttività dei lavoratori è aumentata del 30%, ma a ciò non è seguito un pari aumento in busta paga».

Come è cambiato o cambierà il mondo del lavoro ai tempi del Covid-19 e dello smart working?

«Lo smart working è arrivato senza preavviso ed ha rivoluzionato tutti i processi. Va regolamentato attraverso i contratti, così come è ora lo definisco non-working. I lavoratori hanno utilizzato computer e connessioni personali e fatto sacrifici per il loro lavoro, e non deve essere così. Si tratta di un sistema che può funzionare ma è necessario che venga normato, che ai lavoratori siano garantiti i diritti, gli strumenti di lavoro e la connessione, così come bisogna garantire il diritto alla disconessione: non si può pensare che il dipendente che lavora lo faccia a qualsiasi ora del giorno».

Perché molti datori di lavoro sono diffidenti sul lavoro agile?

«Perché molti di loro hanno ancora oggi una concezione “fordista” del lavoro, ma oggi possiamo fare cose che prima non erano possibili, le innovazioni tecnologiche possono migliorare il lavoro ed aumentare il rendimento. I datori di lavoro invece vogliono che il dipendente faccia le sue otto ore quotidiane all'interno dell'azienda, secondo schemi e strutture ben precise. Ma lo smart working è un salto di qualità culturale, aumenta la qualità del lavoro e la produttività del lavoratore, lo dimostrano i dati del resto d'Europa e dell'America, dove questa pratica è già realtà.

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