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Reggio, verso il voto con mille idee: ma lo sguardo è al portafogli

Il Comune di Reggio

Dal mare restituito ai reggini sulla prospettiva del Museo ripescato da Giuseppe Falcomatà al Ponte nuovo mantra leghista professato da Antonino Minicuci, dallo Stretto patrimonio dell'umanità di Saverio Pazzano alla Zona franca urbana di Fabio Putortì. C'è di tutto nell'altalena dei programmi elettorali, che vola fra le monumentali cento pagine per “Reggio Città Metropolitana” di Angela Marcianò e i nove flash “monocartella” di Pino Siclari, passando per la “politica generativa” di Maria Laura Tortorella, la “moneta complementare Reghion” di Fabio Foti e il “brand Reggio Calabria” targato Klaus Davi. È entrata nel vivo la campagna elettorale, ma oggi - complice l'inedito scenario balneare - si parla ancora di programmi.

Eppure ci sono le idee, tutte messe nero su bianco e depositate al Comune. Pagine e pagine, talvolta frutto di lunghi studi e altre di estemporanee trovate acchiappa-consensi. È la democrazia, bellezza. Il 20 e il 21 settembre si vota, e Reggio si gioca il futuro in una fase storica particolarmente delicata.

Tutto il materiale resterà consultabile fino all'esito dell'eventuale ballottaggio di ottobre sull'albo pretorio del Comune: dai voli pindarici per la Reggio del terzo millennio ai più prosaici preventivi di spesa, ognuno ha fatto il proprio dovere di pubblicazione. E vediamoli, questi conti nelle casse di ognuna delle 32 liste in campo.

La scommessa della Lega

In quanto a quattrini messi sul tavolo, fa la parte del leone la Lega di Matteo Salvini che ha puntato in prima persona su Minicuci: 25mila euro tutti provenienti da “contributi del movimento”; di questi, ben 15mila serviranno per “affissioni e camion vela” e 5mila per i comizi.

Altri 5.000 euro li stanzia la civica Nuova Italia Unita: 3mila vengono dai contributi di candidati e promotori della lista, 2mila da cittadini e sostenitori privati.

Di gran lunga inferiore la spesa delle altre otto liste collegate al candidato di centrodestra: 2.400 euro per Forza Italia, 1.500 (tutti del partito) per Fratelli d'Italia, 2.400 per Ogni Giorno Reggio Calabria, 1.500 per Minicuci Sindaco, 1.800 per Movimento Europeo Diversamente Abili, 2.500 per Cambiamo con Toti, 2.000 per Reggio Attiva e 1.100 per Ama Reggio 101.

Pd e Psi “tirano” Falcomatà

Dalla parte di Falcomatà, il centrosinistra, ammonta a 5.000 euro il bilancio preventivo di spesa elettorale del Partito Democratico: 2mila sono destinati a manifesti e scritti murali, 1.000 all'affitto di locali per manifestazioni. Fa poco di più, con 5.300 euro, la lista A Testa Alta del Psi. C'è poi Italia Viva con 3.250 euro, duemila dei quali serviranno per l'affitto di locali. Seguono le altre otto formazioni, tutte al di sotto dei mille euro: 500 ciascuno per le civiche Reggio Bene Comune, Reset, Svolta, Innamorarsi di Reggio e S'intesi e per Articolo Uno - Reggio Coraggiosa, 450 per Primavera Democratica e infine 300 per Patto per il Cambiamento.

La campagna degli “altri”

In tutto 6.600 euro, invece, per Angela Marcianò. La somma è spalmata su quattro liste civiche: 3.200 euro è il preventivo di Per Reggio Città Metropolitana (mille serviranno per fac-simile e volantini), 1.000 euro quello di Identità Reggina, 900 quello di In Marcia e 500 l'esborso del Movimento Sociale - Fiamma Tricolore, che prevede di spendere 100 euro in carburante.

Ci crede davvero Klaus Davi, che non bada a spese pur non avendo un partito alle spalle. La sua unica lista è seconda soltanto al Carroccio in termini di stanziamento: in tutto sono 10.000 euro, la cui metà è destinata a “produzione, acquisto o affitto di materiale e mezzi per la propaganda”.

Settemila euro è invece il preventivo del Patto Civico di Maria Laura Tortorella, che ai 3mila euro per “comunicazione e pubblicità” affianca la voce “imprevisti” con 500 euro.

Due le liste per Saverio Pazzano: 5.570 euro spenderà Con Pazzano Sindaco (che riserva 200 euro alla pubblicazione di mille copie del programma), molto di meno - esattamente 800 euro - Riabitare. Miti - Unione del Sud di Fabio Putortì conteggia 555 euro (15 dei quali per la voce “telefonia” e 50 per un cartellone), mentre il Movimento 5 Stelle di Fabio Foti arriva a quota 2.450 euro (mille per un mese d'affitto della sede) e il Partito Comunista dei Lavoratori di Pino Siclari mette a bilancio 1.300 euro, cento dei quali riservati per le “spese postali”.

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