Libera nos a malo è oggi la più gettonata preghiera laica degli amministratori locali, laddove “il male” sta nell’abuso d’ufficio e nella legge Severino. Il caso Reggio – con sindaco, assessori e consiglieri sospesi dopo le condanne per abuso d’ufficio nel processo Miramare – è solo l’ultimo di una lunga di lista. Ed ha provocato una vera e propria reazione a tenaglia su Governo e Parlamento, stretta fra il pressing per riformare il reato di abuso d’ufficio (è già avviato l’iter parlamentare di tre proposte di legge, presentate da Lega, Pd e M5S) e l’iniziativa fra gli altri dell’Anci per la modifica della legge Severino, che prevede la sospensione immediata per gli amministratori locali già dopo la condanna in primo grado. Se a Roma si gioca dunque la “partita” sulle modifiche di legge Severino e abuso d’ufficio, Reggio è il “campo minato” per i ricorsi. Nel frattempo «si va avanti nella continuità», è la parola d’ordine Falcomatà, che promette di restare «tra la gente della mia città» ma si trova a fronteggiare più di un problema politico, primo fra tutti la rottura con il suo stesso partito, il Pd. Nel mirino ci sono le scelte prese in autonomia dal sindaco nelle concitate ore della sospensione, cioè la nomina del vice sindaco di Reggio, Paolo Brunetti, in quota Italia Viva, e di quello metropolitano, Carmelo Versace, di “Azione”, il movimento politico di Carlo Calenda. Il Partito democratico, che di fatto perde pedine importanti, contesta di non essere stato consultato e innesca la crisi. In un’infuocata riunione i dem hanno posto la questione politica tramite il responsabile nazionale enti locali, Francesco Boccia. Il documento diffuso dopo l’incontro di sabato pomeriggio, al quale ha partecipato anche Falcomatà, è chiaro. Nelle ultime ore si sono riuniti i consiglieri comunali del Pd, ai quali dai vertici nazionali sarebbero state delegate le valutazioni sull’esistenza delle condizioni per andare avanti. L’interpartitica di centrosinistra è slittata a dopodomani. E sarà probabilmente mercoledì la giornata decisiva per il futuro del Comune. Le dimissioni di massa in Consiglio non sembrano un’ipotesi per il centrosinistra, mentre gli ultimi sviluppi raccontano che neanche il centrodestra – con Forza Italia in prima linea – troverebbe compattezza sul gesto di rottura. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria