«L’uomo libero è colui che non ha paura di andare fino alla fine del suo pensiero». Lo diceva Léon Blum, intellettuale e politico socialista francese del secolo scorso. Nicola Malaspina, reggino e destrorso, l’ha messo in pratica ieri. Il suo “pensiero” gli diceva di dimettersi senza se, senza ma e senza condizioni. Ha atteso gli altri consiglieri di centrodestra, ha visto che non si presentava nessuno (chi aspettava che fossero 10, chi 17) e si è dimesso da solo. Dando un segnale forte: quello di un uomo che non vuole avere nulla a che fare con questa politica consumata sulla pelle della città e per questo si dimette. Lo seguirà qualche altro? Nessuno. La coerenza di pensiero (e di azione) non è per tutti e non si compra al mercato. Malaspina si è dimesso ieri a Palazzo San Giorgio e ha chiesto scusa «con il cuore in mano agli elettori, agli amici, ai militanti del Centro Studi Tradizione Partecipazione, a REggioATTIVA che mi hanno concesso l’onore di rappresentare la città in questi mesi, ma a questo punto, il tempo delle parole è finito, il tempo dei numeri è finito, il tempo dei giochi di potere sulla pelle della Città è finito e per onorare fino in fondo la fiducia che mi è stata concessa, non vi è stata altra scelta se non quella di rassegnare le mie dimissioni dalla carica di consigliere comunale. Fino al 19 novembre, quotidianamente, in tutte le commissioni, ho lavorato senza risparmiarmi, cercando di portare all'attenzione dell'amministrazione le istanze dei cittadini, ma oggi, di fronte alla decapitazione delle figure apicali dell'amministrazione e al successivo mercimonio di poltrone, tristemente bisogna prendere atto della realtà!».
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