Il sindaco sospeso di Reggio Calabria (con annessa Città metropolitana) non si dimetterà mai. Nel 2024 il sindaco metropolitano guadagnerà oltre 13 mila euro al mese, quindi perché dimettersi oggi quando a novembre 2023 tornerà in sella? D’altra parte, nella seconda metà dell’Ottocento lo diceva anche Carletto Marx da Treviri – un filosofo assai caro prima al Pci, poi al Pds, Ds e, infine Pd –, che bisogna guardare ai fenomeni economici per capire bene la realtà e lanciare quella lotta di classe che avrebbe capovolto il mondo. Evidentemente, però, al Pd – in questo periodo di crisi esistenziale che sta attraversando – non bastano i “motivi economici” per giustificare il fatto che deve salvare il soldato Falcomatà, vuole andare oltre, fare di più, scalare le vette più alte dell’ipocrisia politica cancellando anche quanto fatto nella sua storia recente, dunque cancellando se stesso. Il segretario regionale del Pd Nicola Irto non può avere dimenticato che qualche anno addietro numerosi sindaci calabresi dem firmarono un documento in cui invitavano l’allora governatore Scopelliti a dimettersi subito da presidente della Regione in quanto la Severino gli impediva di governare i calabresi. Ed è stato fatto subito dopo la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Reggio Calabria fregandosene di qualsiasi forma di garantismo. Giuseppe Scopelliti non ebbe bisogno del suggerimento dei sindaci del Pd per dimettersi: lo fece immediatamente per rispetto delle Istituzioni. Correva l’anno 2014 e la Severino era una legge bellissima... Dopo pochi anni, invece, quello stesso Pd scopre che la Severino è una legge liberticida e va cancellata, anzi anche l’abuso d’ufficio (art. 323 Codice penale) è troppo e va riformato perché perseguita i poveri sindaci. Quasi quasi questo Pd ci fa rimpiangere le leggi ad personam di Berlusconi e il lodo Alfano... Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria