La serie di interessanti domande che ha posto il consigliere Saverio Pazzano sono state il classico sasso nello stagno lanciato nel campo progressista e hanno scosso qualche coscienza e avviato un minimo di dibattito sul presente e sul futuro della città.
Ai quesiti di Pazzano ha provato a dare qualche risposta Enzo Musolino, responsabile del Centro Studi “A. Capitini” dell'Anassilaos e segretario cittadino PD di Villa San Giovanni. In assenza della voce del Pd reggino, ascoltiamo la voce dem di un comune limitrofo e importante dell’area dello Stretto che offre il suo punto di vista sulla situazione irreale che si sta vivendo a Reggio.
La tutela della Politica
«Le questioni, a mio parere – attacca Musolino –, trascendono di molto le notizie di questi ultimi giorni, non riguardano solo i singoli coinvolti nell’inchiesta “Ducale” e vanno intese come interrogazioni etico-politiche generali che esulano da qualsiasi deriva giustizialistica. La Politica – il centrosinistra come il centrodestra – va tutelata. Va tutelata la dialettica nel suo insieme: lo scontro benefico di visioni, idee, programmi. Va tutelato il dibattito pubblico, la tensione ideale che non può ridursi al momento elettorale, limitarsi alla raccolta del consenso, chiudersi nella lotta intestina a chi prende più voti per avere un “ruolo”. La Politica è altro, vive di passione per la Cosa Pubblica e per il futuro, per una realtà diversa, migliore! I singoli, tutte le donne e gli uomini che hanno l'onere e l'onore di rivestire funzioni pubbliche hanno il dovere di preservare questi "valori", di aiutare le nuove generazioni a "credere" nella Democrazia, nel voto libero e di opinione, nel voto individuale, non familiare, non di clan. Perdere questa speranza, leggere di Politica nelle cronache giudiziarie, disperde questa "speranza", la fiducia dei cittadini, apre le porte a quel pericoloso populismo che farebbe a meno di partiti e di elezioni, per affidare la gestione pubblica all'uomo forte, al "Salvatore della Patria", al demagogo di turno, magari ad un neo inquisitore, stile Torquemada».
Situazione complessa
«Io non so cosa si debba fare ora a Reggio, non so chi si debba dimettere, né se sia giusto ora farlo. La situazione è complessa – continua Musolino – e non tocca ad alcuno anticipare gli esiti del processo penale che ancora deve iniziare. So che le dimissioni sono atto di coscienza, so che le dimissioni dei singoli consiglieri sono inutili e danno luogo solo alle surroghe ingovernabili, spero che le “dimissioni collettive” – se davvero sono in campo, se davvero ci si sta pensando – vengano spiegate bene alla Città, vengano motivate politicamente, giustificate. Nel Consiglio comunale reggino ci sono amministratori in gamba, storie di impegno e di serietà. Non è giusto disperdere questo patrimonio... anche in una situazione difficile come l’attuale si può fare Politica, si possono affrontare temi decisivi, si può esercitare l’orgoglio del ruolo, del mandato ricevuto dagli elettori».
Stanchi di scandali
Ancora Musolino: «È vero, siamo stanchi di scandali e di passi falsi... e la ’ndrangheta è la montagna di merda che sappiamo... ma siamo anche stanchi di pregiudizi da “terra irredimibile, perduta”, di giudizi affrettati, di commissari e di burocrati chiamati a fare cassa, a “risparmiare” sulle vite dei cittadini, eliminando servizi, aumentando le tariffe, senza rispondere politicamente agli elettori, ai cittadini trasformati in sudditi di una comunità fallita. A ciascuno il suo, dunque. Alla gente la comprensibile indignazione ma anche lo sforzo del riscatto, ai commentatori l'imbarazzo della confusione e della complessità in atto, ai cittadini consapevoli e attivi il diritto “sovrano” di pronunciarsi presto e bene sul futuro della città, agli amministratori il travaglio intimo, la decisione più giusta non solo per loro, per tutti!».
Il futuro
«In mezzo a tutto questo, però – dice ancora il segretario del Pd di Villa –, bisogna pensare anche ai "futuri", ai reggini di domani, alla formazione delle coscienze. E qui debbono intervenire i “Politici veri", quelli che si palesano nei momenti decisivi con la critica ponderata e competente, con l'organizzazione di quegli spazi pubblici di dibattito, necessari a sconfiggere i riflessi condizionati, il retaggio di un passato che non passa davvero, le stanche abitudini di una massa disabituata all'orgoglio della cittadinanza, dei suoi diritti e dei suoi doveri. I temi? Le questioni? Il terreno ideale e programmatico? Sono quelli essenziali per liberare Reggio dalle sue catene: il voto libero e segreto, il consenso di opinione e non estorto, preteso, svenduto; la partecipazione politica “aperta” e disinteressata, la meritocrazia nei ruoli occupati, una Politica che non è impiego o rendita».
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