Reggio

Mercoledì 27 Novembre 2024

Il poliambulatorio di Gallico? Salta fuori l’ipotesi ex Ciapi

Utilizzare i locali ex Ciapi: salta fuori una nuova proposta per mantenere in attività il poliambulatorio di Gallico, dopo che nell’ultimo incontro con l’Asp si è deciso di prorogare di un anno, con un contratto-ponte, la locazione dell’attuale sede comunque da dismettere. A suggerire una possibile soluzione Domenico Francesco Richichi, componente della direzione regionale del Pd: «La direttrice generale dell’Asp, Lucia Di Furia, ha espresso considerazioni chiare e sincere, sulle necessità di operare dei tagli imposti dal governo sugli affitti ed ha assicurato che, in attesa di una soluzione appropriata, che consenta di individuare dei locali pubblici in cui trasferire l'ambulatorio di Gallico, lo stesso, almeno per il prossimo anno, non verrà chiuso. Ma il problema rimane e, purtroppo, durante l’incontro, non sono state discusse soluzioni alternative percorribili, che pur esistono. In questo contesto, occorre individuare delle prospettive». Da qui l’idea di «trasferire, alla scadenza del contratto di affitto dei locali di via Quarnaro, in via temporanea, gli uffici dell’Asp nei locali dell’Arpacal in via Troncovito a Gallico, attualmente sottoutilizzati dalla Regione» e «per il più lungo termine avviare uno studio di fattibilità che abbia ad oggetto l’apertura di una struttura al servizio della zona nord di e delle vallate del Catona, Gallico e Torbido, oltre che di Archi e Arghillà, nei locali dell’ex Ciapi di Catona, attualmente, per tre quarti, inutilizzati. Entrambi i siti indicati – rimarca Richichi – sono di proprietà della Regione e, in particolare, la struttura dell’ex Ciapi attende solo di essere ristrutturata». Sul tema dei fitti passivi dell’Asp, dopo aver partecipato alla riunione dei giorni scorsi, torna anche il consigliere comunale di maggioranza Giuseppe Giordano (Reset): «Si tratta di un tema che non può riguardare la struttura di Gallico, che è un presidio sempre in attivo sia sotto il profilo delle prestazioni, sia su quello economico, tenuto conto che il diritto alla salute non può essere mai considerato un “costo”.

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