Il sindaco Giuseppe Ranuccio sceglie il salone di rappresentanza per quest’intervista senza troppo preavviso. Non chiede di conoscere prima le domande, congeda per un’ora lo staff e dà prova di disponibilità nell’epoca del filo diretto con i follower.
Un aggettivo per l’estate di Palmi?
«Bella».
Eppure il 13 luglio era caduta una prima tegola con l’incendio alla Poly2Oil: che ricordo ha di quel pomeriggio?
«Ho iniziato a ricevere su WhatsApp le immagini del fumo e dopo l’arrivo della Polizia locale verificammo che non si trattava di un piccolo rogo, rendendosi necessaria l’attivazione della macchina della protezione civile».
Ci sono state critiche sulla tempistica degli atti e sulla comunicazione solo su internet.
«Abbiamo costantemente informato attraverso i due canali che abbiamo: la pagina Librarisk, che invia un messaggio a chi ha questa applicazione, e quella social personale e dell’ente. Abbiamo raggiunto oltre 90.000 persone, l’informazione c’è stata».
E gli atti?
«Pur essendo arrivato subito sul posto, non è mancato chi ha criticato l’assenza di ordinanze».
Lo sta dicendo lei.
«È un dato di fatto che il vento ha spostato la nube su altri paesi. Interfacciandomi con Prefettura e Arpacal mi sono sentito di escludere un intervento che obbligasse a fare o non fare qualcosa».
Però altri sindaci hanno emesso ordinanza vietare feste all’aperto.
«Se si sono limitati a consigliare non è un’ordinanza. Erano dei consigli che io stesso ho dato per stare lontano dal luogo dell’incendio».
Non si rimprovera nulla ?
«Ho la coscienza a posto, non c’erano i presupposti per l’ordinanza».
Si è capito se quella plastica poteva stare lì ?
«Quello in maniera impropria è stato definito deposito, mai e poi si può dire che funzionasse da discarica. È una piattaforma, presumo con tutte le autorizzazioni degli enti sovracomunali, per selezionare il materiale della differenziata da inviare ai consorzi, quindi la plastica ci poteva stare. Se lei mi chiede se è normale che scoppi un incendio del genere, io non so rispondere».
Che edizione è stata della Varia?
«Importante, perché la città ha dimostrato che la Festa vola alto rispetto alla politica delle polemiche».
Tutto è riuscito alla perfezione?
«Assolutamente sì».
Come e quando deciderete se la Festa diventa annuale ?
«Ho intenzione di sentire i protagonisti, dalle famiglie storiche alle maestranze, dalla comunità festiva agli enti sovraordinati che ci finanziano».
I tempi?
«Qualche settimana voglio prendermela. Se da un punto di vista localistico si potrebbe dire che ogni anno stanca, nella prospettiva di un amministratore che vede la Varia come occasione di crescita sociale ed economica, allora ogni anno si potrebbe, anzi io dico che si dovrebbe fare».
Perché la Fondazione è arrivata a ridosso della nuova edizione ad approvare il bilancio precedente?
«Ha dovuto affrontare delle difficoltà dovute all’impreparazione essendo un nuovo ente, e l’edizione 2023 ha lasciato una morosità che sta rientrando. Il nostro interesse è che si faccia chiarezza per sapere la reale entità di questi debiti per ripianarli prima possibile, nella consapevolezza che se in buona fede degli errori ci sono stati, non devono ripetersi».
Molti chiedono un riequilibrio tra spettacoli per la Varia e cultura della Varia.
«Sono d’accordo ed è quello che abbiamo fatto, dando più evidenza agli aspetti tradizionali legati alla religione. Il nostro dovere è anche varare un programma di eventi che può portare visitatori da ogni parte d’Italia».
Si sente sotto osservazione dell’Unesco?
«L’Unesco ha riconosciuto il valore di questa Festa ed è giusto che sorvegli, dia una mano. Ognuno deve rispettare le competenze altrui».
Si può dire che è stata una sua magia politica ottenere della Città metropolitana, di cui lei è delegato, fondi mentre il bilancio precedente registra dei debiti?
«Sono due cose diverse. La Città metropolitana dà il contributo al Comune e non alla Fondazione indebitata».
Reggio Calabria ha dato credito alla Festa?
Assolutamente sì. Tutti ricordiamo l’edizione dell’anno scorso, probabilmente il cartellone di eventi estivi più importante d’Italia con un indotto che ha fatto registrare centinaia di migliaia di persone. È vero che ci sono debiti, però di quelle presenze dovremmo essere tutti orgogliosi».
Perché la Città metropolitana arriva al fotofinish a stanziare i 130.000 euro?
«No. È arrivata nei tempi giusti».
Questa giustezza c’è stata anche rispetto a dove sono state prelevate le risorse ?
«Abbiamo fatto una variazione di bilancio toccando somme che comunque non avremmo utilizzato, tipo quelle destinate al Servizio civile, attività che la Città metropolitana non svolge. Erano risorse che non avremmo speso perché abbiamo fatto dei bandi, penso a quelli per i contributi ai sordi e ai ciechi, che non hanno avuto grande partecipazione. Gli Ambiti territoriali che gestiscono i servizi sociali hanno già tanti milioni di euro e dovrebbero impegnarsi a spendere bene».
Tra i cittadini è passata l’idea che sono stati investiti per attività ludiche soldi del fondo contro le povertà.
«Faccio notare che le critiche non sono arrivate dai cittadini, ma da chi strumentalmente ha voluto interpretare in malafede la variazione».
La Regione si è mossa in tempo?
«Il decreto per i 70.000 euro quest’anno è arrivato sempre ad agosto ma certamente prima rispetto allo scorso anno».
Il futuro. «La candidatura alla Regione? Non è un segreto che ci penso»
Classe 1988, Ranuccio è stato eletto per la prima volta nel 2017 e riconfermato a furor di popolo nel 2022. Continua a definirsi «sindaco di centrosinistra a capo di un laboratorio civico» con cui sono schierate anche figure un tempo di destra.
Qual è lo stato di salute della sua compagine?
«La città ci ha premiati due volte chiedendoci di allargare questo esperimento virtuoso. Forse per la prima volta nella storia di Palmi persone e non liste si sono ritrovate in un programma».
Quindi funziona sempre meglio questo laboratorio?
«Sicuramente sì, stiamo portando a termine un programma di operare pubbliche mai visto a Palmi, parliamo di oltre 15 milioni di euro. Mi auguro che questa impostazione possa essere ripetuta anche fuori dai confini comunali, proprio perché credo nel primato della politica: se le persone sono valide e competenti, poco importa se hanno simpatie per questa o quella ideologia».
Ha già in mente chi dovrà essere il suo erede quando non si potrà ricandidare?
«È prematuro. Sicuramente finito il secondo mandato troverò il modo per seguire da vicino le dinamiche locali».
E se il Pd le dovesse proporre una candidatura alle Regionali?
«Non è un segreto che ci sto ragionando. Valuteremo poi come e quando».
Lei alla Città metropolitana, il leghista Giuseppe Mattiani consigliere regionale: siete allo stesso modo risorse per questa città?
«Entrambi siamo chiamati a fare il bene di Palmi, sono convinto che anche lui la pensi così».
Le consta che è così?
«Non sta a me dirlo. Io posso esibire un palmares ricco di risultati per la città».
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