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Reggio, il senatore Irto sulle prossime battaglie elettorali (comunali e regionali): «Uniti battiamo le destre»

Il segretario regionale del Pd guarda a un centrosinistra unito: «Dovremo fare insieme scelte di qualità e cambiamento». «Il governo Occhiuto si basa su effetti speciali e sul racconto edulcorato della realtà calabrese. La nostra visione si fonda sulle grandi sfide da vincere: spopolamento, lavoro vero e sanità»

Classe 1982 (ha compiuto da poco 43 anni), ma politico di lungo corso nonostante la giovane età: senatore e segretario regionale del Partito democratico. Nicola Irto approfondisce svariati temi in questa intervista.

Senatore Irto, come si vede la Calabria da Palazzo Madama?

«Io preferisco vederla e viverla da vicino. Torno nel territorio, mi confronto con i cittadini, ne ascolto la voce, ne raccolgo i bisogni. Purtroppo, in Parlamento e a Palazzo Chigi il centrodestra non vede Reggio e non vede il Sud. Mancano provvedimenti strutturali dello Stato e tutti sanno che c’è l’esigenza di ridurre i divari tra il Mezzogiorno e il Settentrione. Ma il governo Meloni è a trazione leghista, come conferma l’insistenza cieca e sorda sull’autonomia differenziata, bocciata dalla Consulta». Il sen. Nicola Irto, segretario regionale del Pd, ama pianificare il futuro (sarà una deformazione professionale visto che è architetto) e per questo parte sempre da un’analisi molto realistica.

I problemi più evidenti della Calabria?

«Tanto per cominciare, prosegue il commissariamento del Servizio sanitario calabrese. Per superarlo va azzerato il pregresso, visto che dal ’99 la Regione ha avuto minori trasferimenti statali rispetto ai fabbisogni di salute dei residenti: siamo a oltre 3 miliardi in meno, a partire dal 1999. Nell’ultima legge di Bilancio, poi, a parte qualche intervento, non sono state stanziate risorse per la Calabria: né per l’assunzione dei tirocinanti, né per colmare il disavanzo sanitario, né per la viabilità, la mobilità, l’Alta velocità ferroviaria, le imprese, il lavoro e la lotta alla ’ndrangheta. Anzi, sono state levate risorse preziose per lo sviluppo e la coesione, a riprova di un fatto: il governo attuale considera la Calabria un serbatoio di voti. Si è chiuso un anno ricco di problemi e se ne apre un altro con lo stesso carico».

A Capodanno Reggio ha mostrato il suo volto migliore entrando nelle case degli italiani, ma il 2024 ha detto anche che è l’ultima città d’Italia per qualità della vita.

«Il posizionamento in classifica riguardava l'intera provincia, non la città. Vero è che diversi territori hanno difficoltà oggettive, che non si possono negare e per cui proponiamo soluzioni concrete. Ma va anche detto che queste statistiche si basano su parametri che spesso non tengono conto di aspetti rilevanti delle realtà meridionali: la bellezza dei luoghi, il senso di comunità, l’umanità delle persone. La promozione del territorio è molto importante, ma in parallelo bisogna risolvere le grandi questioni: dalla mancanza dell’acqua in tutta la regione al disastro sanitario e alla marginalità socio-economica. Le destre usano lo spettacolo per rinviare a oltranza la soluzione dei problemi. Ecco perché serve un nuovo governo, che abbia la volontà e la capacità di affrontare la nuova questione meridionale, che poi è legata alla desertificazione dei territori, quindi alla perdita del lavoro e dei servizi: scolastici, sanitari...».

Considerando che alle ultime elezioni amministrative avete sempre vinto (Cosenza, Vibo, ecc.) sarà più facile vincere a Reggio o alla Regione?

«Sì, la vittoria nelle città capoluogo di Provincia conferma quanto dicevo: battiamo sempre le destre, quando siamo uniti e puntiamo su qualità e cambiamento. Che vuol dire dialogo costante con la società civile, rigenerazione della politica, collaborazione, fiducia, credibilità, metodi e obiettivi democratici. Le destre, invece, pensano al potere per il potere».

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