
Sono trascorsi vent’anni da quel tragico pomeriggio del 16 ottobre 2005, quando l’on. Francesco Fortugno, vice presidente del Consiglio regionale della Calabria, venne assassinato nell’atrio di Palazzo Nieddu del Rio a Locri. Un delitto che ha scosso profondamente l’Italia, svelando le ombre della criminalità organizzata e lasciando una ferita aperta nella coscienza civile del Paese. Oggi, a due decenni da quel giorno, incontriamo l’on. Maria Grazia Laganà Fortugno, medico, parlamentare, vedova di Francesco, per ripercorrere insieme il cammino della memoria, della giustizia e dell’impegno. Un’intervista che non è solo ricordo, ma testimonianza viva di una battaglia che continua: quella per la legalità, per la verità, per una Calabria libera dalla paura.
Come vive oggi, a vent’anni di distanza, il ricordo di quel pomeriggio del 16 ottobre 2005?
«Si tratta di una ferita profonda che ha segnato in modo indelebile il corso delle nostre esistenze, la mia e quella dei miei figli. Oggi avverto il bisogno e al tempo stesso il dovere di tenere vivo il ricordo di quanto accaduto, affinché da tale tragedia possa generarsi un moto di risveglio nella cosiddetta società civile ed in particolare tra i giovani. Quello di Franco, dunque, è un ricordo costantemente presente nella mia vita e in quella dei miei familiari, una luce che continua a ispirare e orientare ogni scelta e ogni comportamento».
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