«A fronte del Governo che avanza verso l’apertura dei cantieri, passando sopra ogni principio di diritto e di logica, bisogna rilanciare e rafforzare la costruzione di un movimento popolare». Così movimento No Ponte-Calabria e Spazio No Ponte Messina sintetizzano quanto emerso dalla due giorni di dibattito promossa qualche giorno addietro sulle due sponde.
I movimenti ricordano che, secondo il cronoprogramma della “Stretto di Messina”, «a dicembre il progetto definitivo dovrebbe superare il vaglio Cipess e sarebbe possibile avviare operazioni preliminari (bonifica dagli ordigni bellici, viabilità di cantiere, espropri “bonari”), a maggio 2025 le demolizioni dei fabbricati rientranti nel piano degli espropri e ad agosto l’apertura dei cantieri di Cannitello e di Faro- Ganzirri. Tappe che sono, evidentemente, condizionate dal superamento degli ostacoli costituiti dai pronunciamenti degli organismi di controllo. Al fine di ovviare a possibili blocchi posti all’interno dell’iter di progettazione, il Governo ha proceduto al “decreto Ponte” (con cui si è resa possibile la “reviviscenza del contratto” e il rimettere in campo progetti e società che sembravano accantonati con l’avvio del processo di liquidazione della “Stretto di Messina” voluti dal governo Monti), al Decreto Infrastrutture (che consentirebbe l’approvazione del progetto esecutivo per fasi pur in assenza di un progetto unitario) e al Decreto Ambiente, che rende meno vincolanti i pareri delle commissioni Via/Vas».
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