Il Santuario della Madonna della Montagna di Polsi, venerata col titolo di Madre del Divin Pastore, è uno dei centri mariani più antichi della Calabria. Un luogo di culto che negli anni è stato recuperato nelle sue forme religiose più profonde e sentite dalle comunità di San Luca e di altri centri, come Bagnara, che nel corso degli anni hanno dimostrato la fervente devozione popolare che lega i fedeli al simulacro del Santuario. Si sono appena conclusi alcuni interventi conservativi della scultura, condotti dall’equipe di restauratori guidata da Giuseppe Mantella, con la supervisione della dottoressa Daniela Vinci della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Reggio Calabria, seguite costantemente dal vescovo monsignor Francesco Oliva, e dal rettore del Santuario di Polsi, don Tonino Saraco. In attesa dei tradizionali festeggiamenti don Tonino Saraco ha ripercorso con noi alcuni momenti del cammino di fede.
Dopo i due anni di pandemia il 2 settembre torna la festa solenne della Madonna della Montagna di Polsi, e ci sarà la quinta incoronazione della statua di pietra tufacea dopo il restauro: sarà un momento di rinascita per la Comunità?
«È quello che ci auguriamo. Anche il lavoro di restauro, effettuato dal prof. Mantella e la sua equipe, ci auguriamo possa restituire a tutti i pellegrini la gioia di recarsi a Polsi».
Nei giorni scorsi ci sono state velate polemiche sul “vincolo” per i portatori della Statua della Madonna con il Bambino. Le disposizioni erano già previste e quindi valgono anche per le altre processioni nella Diocesi di Locri-Gerace?
«Le disposizioni, per quanto riguarda i portatori, valgono per tutte le altre processioni che si svolgono nel territorio della nostra Diocesi. Inoltre, a Polsi, anche negli anni passati, con i portatori di Bagnara abbiamo utilizzato lo stesso metodo».
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