A Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale della Calabria, si è svolta la formalizzazione della concessione in comodato d’uso gratuito all’associazione “Portatori della Vara – Madonna della Consolazione” delle gigantografie raffiguranti scene di storia e devozione al culto della Patrona reggina. A fare da degna cornice alla conferenza stampa e alla seguente firma dell’atto quella stessa sala “Federica Monteleone” che già ospitò in tempi di Covid – allora era presidente dell’assise Nicola Irto – il restauro dell’imponente baldacchino ligneo.
In una sorta di ideale continuità istituzionale il Consiglio regionale torna nuovamente vicino all’immagine più rappresentativa dell’identità civile e religiosa della città. Un simbolo, il Quadro con la sua scenografica macchina a spalla, in cui da secoli si identificano i reggini a prescindere dal proprio personale coinvolgimento religioso. È stato dunque il presidente attuale del Consiglio regionale Filippo Mancuso a fare gli onori di casa e spiegare il senso della manifestazione che ha avuto a maggio un prologo importante con la proposta di concessione avanzata dal deputato Francesco Cannizzaro: «Il Consiglio regionale ha raccolto l’invito dell’onorevole Cannizzaro a dare in comodato gratuito le infografiche. Lo abbiamo fatto con sincera convinzione per il valore civile e sociale che quelle infografiche racchiudono». A sua volta il parlamentare aveva ricevuto la richiesta dall’associazione dei portatori, il cui presidente Gaetano Surace ha evidenziato quali saranno i prossimi obiettivi: «Questi pannelli saranno custoditi all’Eremo ed entreranno a far parte della nostra raccolta che ricostruisce la storia di devozione del culto e della pietà popolare per la Madonna della Consolazione. Abbiamo in cantiere un progetto di costituire una mostra permanente degli oltre 800 pezzi raccolti nel corso degli anni». Gli ha fatto eco padre Pietro Amendola, frate guardiano dell’Eremo: «I primi portatori sono stati i frati cappuccini che trasportavano la Madonna in mezzo alla gente durante i periodi di pestilenza e carestia».
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