Era con «il cuore colmo di speranza» che cento sacerdoti dell'Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova scrivevano alla Conferenza episcopale italiana e a Papa Francesco, un anno fa, una lettera «per manifestare un condiviso disagio e un comune disappunto dovuto alla notizia della chiusura del Seminario arcivescovile della nostra Diocesi a favore di un unico Seminario regionale delle Chiese calabresi». Oggi, passato dodici mesi, il rischio è diventato certezza con il previsto trasferimento del corso di Teologia a Catanzaro e alla lettera non è mai seguita risposta. «Santità – era l'appello dei sacerdoti reggini – le scriviamo per chiederle di ripensare la sua scelta». La prima ragione messa in campo dal clero reggino era «la vitalità del Seminario stesso», che all’epoca accompagnava «18 candidati al sacerdozio» ed accoglieva «anche 6 seminaristi provenienti dalla Chiesa sorella di Murondava (Madagascar) con la quale vi è un legame missionario». «Il secondo motivo che ci spinge a implorarla di rivedere il suo indirizzo – continuava la lettera al Papa – è quello legato ai mutamenti in atto nell’ambito della formazione dei futuri presbiteri. La Nuova Ratio sancisce chiaramente la non opportunità di grandi Seminari, spesso spersonalizzanti, dove è più facile che i candidati non emergano nella verità della loro persona. Il documento, invece, suggerisce di puntare “nel rapporto educativo tra formatore e seminarista, vero motore di tutto il processo di formazione”». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio