La Calabria, terra di antiche memorie e paesaggi incantevoli, ha recentemente visto emergere un tesoro storico di inestimabile valore che si è subito imposto all’attenzione degli addetti ai lavori e del grande pubblico: il muro di Spartaco. Dietro questa storia c’è anche la passione di alcuni volontari del Fai (Fondo per l’Ambiente italiano) di Reggio Calabria e del Gea (Gruppo escursionisti d’Aspromonte), ma in primis la competenza e l'ostinazione del prof. Paolo Visonà, archeologo di fama internazionale. «Durante un sopralluogo nei boschi della dorsale aspromontana, alcuni affioramenti di pietre coperte di muschio, di chiara origine antropica – rievoca in una nota il Fai di Reggio – hanno attirato l'attenzione degli esploratori, fra i quali il prof. Domenico Vespia del GeaA, ex ufficiale topografo dell’Esercito, il prof. Franco Prampolini, docente di Rilievo dei Monumenti all’Università Mediterranea e gli architetti Rocco Gangemi e Dina Porpiglia del Fai. Si trattava di una vera e propria muraglia, lunga e imponente. Il tracciato già a prima vista si estendeva per oltre 600 metri e, per posizionamento, consistenza e modalità costruttive, il manufatto era certamente antico e poteva essere collegato all’architettura militare».