La solidarietà ostaggio della burocrazia. Un centinaio di donatori pronti a compiere il gesto di solidarietà più autentica sono tornati a casa. Delusi. Ieri doveva essere un giorno di festa in diverse sedi della grande e capillare rete di Avis, ma le raccolte sono state rinviate da Gioia Tauro a Pellaro a Scilla, San Giorgio Morgeto. Le uscite delle autoemoteche, veri presidi sanitari che fanno da spola sul territorio per accogliere i donatori erano pronte. Era tutto stato organizzato per celebrare un otto marzo all’insegna della generosità, anche per via della fortunata coincidenza con il sabato. Dolci e mimose per festeggiare le donatrici. Tutto rinviato. A quando ancora non si sa. Anche la solidarietà deve cedere il passo alla burocrazia. Un pasticcio con le autorizzazioni del personale infermieristico del Gom che assiste e accompagna i preziosi servizi sul territorio ha di fatto impedito le raccolte. Un cortocircuito amministrativo che si è tradotto in un centinaio di sacche in meno nella “cassaforte” del sangue del Grande Ospedale Metropolitano. Mentre il mondo del volontariato fa i salti mortali per tentare di non scivolare nell’emergenza queste vicende rischiano di trasmettere segnali contrastanti, contraddittori. Da una parte gli appelli per avvicinare quanti più giovani al mondo della donazione del sangue, dall’altro disguidi che rischiano di allontanarli.