La “bellissima storia” di coach Mecacci e i suoi prodi termina qui, sul più bello. S'infrange contro l'improvvisazione, la superficialità e la mancanza di chiarezza nei riguardi di tutti. Città, tifosi, tesserati, organi federali, istituzioni, ma la lista è ancora lunga. Con la sintetica nota delle ore 17 di ieri pomeriggio, con la quale “la Corte Sportiva di Appello dichiara inammissibile il reclamo della società avverso l'esclusione dal campionato di serie B maschile”, scompare dalla geografia del basket nazionale anche la Viola. E se fino all'inizio della discussione del ricorso avanzato dall'avvocato Enrico Lubrano, cattedratico di diritto sportivo, la “questio” era confinata sull'arrivo dei fondi della sesta rata Nas; nel pomeriggio di ieri emerge qualcosa di ancora più grave e inaccettabile. Addirittura non esisterebbero proprio i requisiti procedurali per entrare nel merito del “pagato” o “accreditato”, che pareva essere il cavallo di Troia di diritto della difesa neroarancio. In poche parole la Corte di Appello non entra nel merito del ricorso, ma nella procedura dichiarata inammissibile. Non una, ma ben tre eccezioni, a quanto pare. In primis quella dell'Amatori Pescara (sconfitta sul campo dalla Viola ai quarti playoff), che come parte terza interessata, contesterebbe la firma del liquidatore Attilio Fusco che non avrebbe più titolo per rappresentare legalmente la Viola (in effetti il legale rappresentante sarebbe Gotti, ndc). L'articolo completo nell'edizione odierna della Gazzetta del Sud.