Basta un nome per illuminare il cuore dei tifosi reggini e risvegliare il meglio delle loro passioni e dei loro ricordi. È quello di Nevio Scala, indimenticabile timoniere di quella formazione che sul finire degli anni ottanta conquistò la promozione in B e mancò per un soffio il salto in serie A, perdendo ai rigori lo spareggio contro la Cremonese. Conclusa la carriera di tecnico è tornato a fare il "Cincinnato" nella terra d'origine. Superato il corso di allenatore, arrivò sulla panchina amaranto nell'estate del 1987, su indicazione dell'amico Albertino Bigon, padovano come lui, che aveva guidato la squadra l'anno prima. Due stagioni da incorniciare in Calabria. Prese la Reggina in C, portandola a ...undici metri dalla massima serie sfumata. Lo rigiocherebbe, se potesse, lo spareggio contro la Cremonese? «Assolutamente no, evidentemente doveva andare così. Arrivammo a undici passi dalla serie A. Purtroppo dal dischetto sbagliarono Armenise e Onorato, i due rigoristi. Il rimpianto maggiore è non aver potuto proseguire la mia avventura a Reggio. Ci tengo a fare chiarezza: non decisi io di andare via, ma fu una scelta dei dirigenti dell'epoca. Aspettai fino all'ultimo notizie da parte della società che non arrivarono. Non mi chiamò nessuno per parlare di un nuovo contratto. Era già il mese di giugno e accettati la proposta della società gialloblu. Avrei voluto compiere in Calabria lo stesso percorso realizzato a Parma. Quali le possibilità della Reggina se si dovesse ricominciare? È già in B". L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Reggio