Serie C, quale domani? Difficile parlare di calcio a stadi deserti. Il pallone non rotola, è fermo. Domina la dannata pandemia, con le sue paure. I suoi morti. Evadere dalla banalità, dal conformismo quando una parola di troppo rischia di entrarci: questo è il problema. L'agenda quotidiana di Mimmo Toscano, figlio della città calabrese dello Stretto, e “ai domiciliari” nell'area bruzia rendese, è tratteggiata dalle abitudini: un paio d'ore di allenamento al mattino da… vecchio atleta, una mano alla moglie in cucina. Nel pomeriggio letture, qualche partita d'archivio davanti alla tv e nient'altro. «C'è poco da inventare - confessa il trainer -, le giornate sembrano scorrere tutte uguali». E i ragazzi li sente? «Non più di tanto in questo momento. Dico loro di pensare che il campionato potrebbe ricominciare e di mantenere la testa là. Ognuno si allena. Sento ogni giorno il medico e il preparatore sulla situazione. Tutti noi siamo distanti dal campo, ci mancano le misure, però, non dobbiamo perdere l'immagine di quel che abbiamo compiuto». Il presidente Ghirelli ha parlato di scalata dell'Everest. Difficile che la C riprenda? Come la vede? «Proprio non lo so. Dopo 40-50 giorni di fermo si può guardare a non più lontano di domani. È una situazione in evoluzione, da monitorare passo passo. Ci auguriamo tutti che si possa ripartire; come le aziende e tutta l'economia. Per un futuro più roseo. Perché significherebbe che i rischi da virus sarebbero quasi a zero». L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Reggio