Nella sala consiliare di Palazzo San Giorgio, l’ex-stella della Nba, Manu Ginobili, ha ricevuto stamani dai rappresentanti dell’amministrazione comunale “Il San Giorgio d’oro”, massima benemerenza cittadina. Alla cerimonia in municipio, c'erano i sindaci f.f. del Comune, Paolo Brunetti e della Città Metropolitana, Carmelo Versace, altri rappresentanti degli enti, oltre al presidente e ai componenti dell’associazione “ViolaInside”, considerati gli entusiasmanti trascorsi vantati dal giocatore argentino in canotta neroarancio, agli ex-compagni di squadra, allo staff tecnico e sanitario e numerosi sportivi. «L’amministrazione comunale che nel 2006 era guidata da Giuseppe Scopelliti – ricorda il suo primo coach Gaetano Gebbia – gli ha conferito il San Giorgio d’oro. Non avendo avuto la possibilità di ritirarlo ed essendosi creata per lui l’opportunità di venire a Reggio, abbiamo colto questa occasione in modo tale che il Comune gli potesse consegnargli questo riconoscimento. Personalmente ho avuto l’opportunità, nel corso degli anni, di incontrarlo e di mantenere dei contatti. Il fatto che Manu venga a Reggio è un ulteriore riconoscimento da parte sua di quello che è stato il suo primo passo in Europa e, quindi, credo che a maggior ragione meriti questo riconoscimento. Proprio perché negli anni, oltre ad avere conseguito ulteriori risultati di indubbio spessore, ha sempre riconosciuto l’importanza di Reggio Calabria e della Viola nella sua carriera, finanche nell’ultima occasione del settembre 2022, quando è stato introdotto nella Hall of Fame. E, nel suo discorso di ringraziamento, ha trovato anche modo per poter citare la Viola e Reggio Calabria ribadendo come quei due anni qui sono stati importanti per la sua carriera». l mancino di Bahia Blanca, nella sua permanenza nelle file della Viola e della Virtus Bologna, è stato guidato da due emergenti, giovani coach che l’hanno, costantemente, seguito e incoraggiato, facendolo crescere non solo dal punto di vista cestistico, ma anche sul piano umano. «Ginobili ha riconosciuto quello che io ed Ettore Messina abbiamo fatto per lui – evidenzia Gebbia – però devo aggiungere che sia in un caso che nell’altro è stato un po’ tutto il contesto, sia di squadra che ambientale, che certamente l’ha saputo sostenere in questa sua crescita. In realtà lui è l’esempio forse più significativo dello sport inteso mondiale di come si possono raggiungere eccellenti risultati se si sta con i piedi per terra da un lato e, dall’altro, se si coltiva un’ambizione. Lui ha saputo essere ambizioso pur mantenendo la sua umiltà e quindi avere apprezzamenti al di là delle sue qualità tecniche e al suo talento, proprio per la persona che ha dimostrato di essere». L’esordio nel campionato italiano avvenuto con la maglia della Viola si è trasformato in un crescendo di spettacolari prestazioni, tanto da suscitare le sincere simpatie di un’intera formazione che l’ha accolto con entusiasmo, al pari di quello che gli veniva manifestato dai tifosi. «E lui anche questo l’ha riconosciuto – sostiene il responsabile della panchina di quelle mitiche stagioni – nel momento in cui ha detto che ha trovato dei compagni di squadra che l’hanno accettato avendone riconosciuto il talento e quindi accettato anche per le sue iniziative che da giocatore talentuoso, a volte, uscivano fuori da quei sistemi di logica di squadra. Tutti i giocatori l’hanno accettato e l’hanno sostenuto proprio perché tutti noi percepivamo il fatto che questo talento andava incoraggiato e non poteva essere limitato». Sarebbe riduttivo riferire solamente di un Ginobili-cestista, perché occorre citare la simpatia che l‘argentino sprigionava al di fuori dal campo, specie nel tempo libero quando gli piaceva soffermarsi e dialogare con persone di tutte le età, con semplici appassionati, per non dire dei più piccoli che frequentavano il minibasket. Tutti gli hanno sempre rivolto espressioni di vivo compiacimento perché Ginobili, campione dal volto pulito, non ha mai manifestato quei “capricci” che, spesso, condizionano le carriere anche dei più bravi. Insomma, Reggio l’ha potuto apprezzare per la sua mentalità vincente e per la grande professionalità. Ecco perché le prestazioni dell’oro olimpico di Atene sono state, sempre, sottolineate da scroscianti e convinti applausi. «Manu ha coltivato tantissimi rapporti – conclude Gebbia – anche fuori dal campo e in questi giorni ci sono persone che lo vorrebbero incontrare, alcuni di loro conservano ricordi di un momento condiviso con lui. E questa è la dimostrazione di come è stato apprezzato, non il campione o il fenomeno come spesso succede, perché il tifoso si aggancia facilmente al giocatore più importante della squadra. Lui, invece, è stato agganciato da tante persone di vario genere, proprio per le sue qualità umane. Il che fa la differenza».