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Reggina, dopo la seconda bocciatura non resta che il Coni. La società ci prova

Nessuna sorpresa dal Consiglio Figc: il club, escluso dalla B, ritenuto “colpevole” per non aver saldato il debito con l’Erario entro il 20 giugno. Gravina: «La scadenza è chiara». Entro 48 ore va depositato il ricorso al Collegio di Garanzia

Nessuna sorpresa dopo il Consiglio Federale. La Reggina non viene ammessa al campionato di Serie B e adesso si prepara a fare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport. Lo scenario è tutt’altro che inatteso, benché l’ufficialità arrivata nella giornata di ieri porta un po’ tutti a guardare in faccia la realtà e il rischio concreto di mancata iscrizione. Il Consiglio Federale ha assunto le sue decisioni dopo aver acquisito le relazioni della Commissione Criteri infrastrutturali e Organizzativi e della Covisoc. Era stata quest’ultima a bocciare il club amaranto il 30 giugno. Il ricorso non è servito a ribaltare la situazione.
La storia che ha portato all’esclusione è nota. La Reggina, secondo le norme calcistiche, non ha rispettato il termine perentorio del 20 giugno per il pagamento dei debiti erariali. Si tratta di quei famosi 757.000 euro che il club riteneva di poter pagare entro il 12 luglio, seguendo le scadenze riportate nella sentenza di omologa di ristrutturazione del debito.
«È vero – ha dichiarato il presidente della Figc Gabriele Gravina – che esiste una decisione da parte di un Tribunale dello Stato che ha concesso, su richiesta della società, la possibilità di pagare in 30 giorni. Lo stesso soggetto, però, era a conoscenza del fatto che esiste una scadenza chiara (20 giugno) per adempiere al proprio debito sportivo». Fatti che, in qualche modo, riportano a un interrogativo rimasto senza risposta e che continua ad essere nei pensieri dei tifosi della Reggina. Perché non si è scelto di pagare entro il 20 giugno le pendenze erariali dopo lo stralcio derivante dal piano di ristrutturazione del debito? Farlo probabilmente avrebbe garantito una posizione più solida rispetto ad una che ha involontariamente prestato il fianco alla possibilità di subire una decisione così netta.
Un grave danno anche per la stessa proprietà che, suo malgrado, oggi rischia di vedere vanificato uno sforzo economico da quasi sei milioni di euro compiuto per traghettare la squadra verso la prossima stagione. Al tema della perentorietà si sono aggiunte, nelle dichiarazioni dello stesso Gravina, nuovamente anche delle notazioni sul fatto che il provvedimento di omologa del piano ristrutturazione del debito non sia definitivo.
«Siamo a conoscenza – ha detto il presidente della Figc – che sono in atto due opposizioni, una da parte dell’Inps e una da parte dell’Agenzia delle Entrate contro quella decisione».
Su questo lato della vicenda, come è noto, c’è anche chi sottolinea che una sentenza di primo grado è da considerarsi esecutiva al di là dei ricorsi.
La certezza è che non è ancora detta l’ultima parola. La prossima mossa sarà dunque quella di presentare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport. Il club amaranto ha 48 ore di tempo per depositarlo e la discussione è prevista il 20 o il 21 luglio.
Gli step successivi sarebbero eventualmente quelli della giustizia ordinaria: il Tar (2 agosto) ed il Consiglio di Stato (il 29). Con il campionato destinato a partire il 18 agosto, si ipotizza anche di un possibile slittamento.
La sensazione che, da ora in avanti, possa iniziare una nuova partita rispetto a quella appena giocata. In fondo era prevedibile che le verifiche della Covisoc e le decisioni del Consiglio Federale potessero essere passaggi in cui sarebbero stati difesi l’autonomia dell’ordinamento calcistico e la perentorietà delle scadenze disposte dalle norme del settore.
Solo negli ultimi giorni era avanzato un minimo ottimismo, forse più irrazionale che ragionevole. Lo avevano indotto la scelta del club di pagare l’ormai famosa pendenza prima dell’ultimo ricorso e l’annuncio della firma del preliminare di vendita del 100% delle quote societarie.

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