Si è conclusa poco dopo le ore 18 l’udienza al Tar del Lazio sul ricorso della Reggina. Per la sentenza sarà necessario aspettare oggi e questo ha costretto i tifosi amaranto ad un’altra notte di attesa. I temi trattati sono stati quelli noti, con la differenza che per la prima volta saranno al vaglio della giustizia ordinaria. La Reggina, in base agli atti che al momento la escludono e alle posizioni degli opponenti (Figc in particolare), è fuori dal campionato per due motivi: l’omologa del piano di ristrutturazione non definitiva e il mancato rispetto dei termini perentori (circa 757.000 euro non pagati), poiché la sentenza dava un limite successivo. La prima criticità, almeno nelle valutazioni calcistiche, nasce da un’interpretazione restrittiva del comunicato 169/A secondo cui per iscriversi al campionato sarebbe necessario avere un’omologa definitiva. Nel 169/A si parla nello specifico di “provvedimenti di omologazione da parte della competente Autorità giudiziaria o equivalenti provvedimenti definitivi”. Su questo passaggio e sulla sua interpretazione si gioca la questione. Quelle comunicazioni sono, però, arrivate ad aprile quando la Reggina aveva già intrapreso il suo percorso e anche l’eventuale immediata impugnazione non viene considerato dal club un fatto dovuto, poiché non si immaginava potesse esserci l’interpretazione restrittiva che si sta avendo in ambito calcistico. La Reggina entro il termine del 20 giugno ha pagato oltre 5 milioni per saldare le pendenze relative alla stagione 2022-2023. Non quei 750.000 euro circa che, in base alla sentenza di omologa, erano un debito e secondo il club non ancora scaduto, rendendo la Reggina di fatto non inadempiente. L’applicazione delle norme settoriali, almeno nell’applicazione e nell’interpretazione che si avrebbero nel caso Reggina e benché sostenute dalla propria autonomia, rischia di vanificare gli effetti di risanamento che la Reggina ha operato utilizzando il Codice della Crisi d’Impresa e dell'Insolvenza. Su questi punti si fonda la difesa del club amaranto, al di là delle opposizioni. Il caso amaranto non ha analogie con nessun caso proveniente dal passato (Chievo compreso).