Per la nuova Reggina inizia la settimana che darà il via alla ripartenza. In realtà solo tre giorni e mezzo, in cui i soggetti che lo vorranno avranno il tempo di presentare ufficialmente la loro manifestazione d’interesse a dare vita alla rifondazione amaranto. Il termine è fissato per giovedì alle 13. Una proposta dovrebbe essere quella di una cordata di imprenditori del Nord Italia che ha già scelto Massimo Taibi come ds per la ripartenza. Si attende di capire l’orientamento definitivo su una possibile partecipazione del gruppo con Nicola Amoruso, Mark Iuliano e l’imprenditore Carmine Saladino. Noto è anche il possibile impegno in città di alcune figure imprenditoriali, pronte ad unirsi in una cordata per ridare una matrice reggina al club. Si attendono anche altre possibilità. Toccherà al sindaco facente funzione Paolo Brunetti indicare quale costituenda società potrà presentare la domanda di iscrizione alla Serie D. Serve affidabilità, ma anche solidità economica. Non è tanto una questione di ambizione o spocchiosa pretesa di una piazza calcistica importante, quanto di sopravvivenza e sostenibilità. Giocare i campionati di Serie D e C significa andare in perdita in ogni caso. L’ideale sarebbe, perciò, trovare qualcuno che abbia la forza finanziaria, da usare in modo razionale, per riportare la Reggina ad alto livello in non troppi anni. Si tratterebbe, tra l’altro, dell’unica soluzione affinché l’investimento iniziale acquisisca valore nel tempo e non resti un esercizio di mecenatismo, anacronistico nel mondo del calcio anche a latitudini dall’economia assai più florida rispetto a quella di Reggio Calabria. Le spese censite dagli esperti dicono che per programmare un campionato di vertice in Serie D servono un paio di milioni. Quest’anno, tra l’altro, ci sono anche 400.000 euro da sostenere per l’iscrizione in soprannumero. Per un torneo di Serie C di alto livello occorre un budget che è pari a più del triplo rispetto a quello della categoria inferiore. Con l’orizzonte, in entrambi i casi, di avere entrate assai risicate rispetto ai costi sostenuti. Senza presupposti economici da programmi ambiziosi, inoltre, si mette a rischio il risultato sportivo, gli spalti divengono poco gremiti e si disperde l’attenzione per la squadra. Tutto diventa un vicolo cieco che, in base a quanto si vede nel calcio, porta spesso e volentieri a serie difficoltà nei conti anche per chi adotta le politiche più parsimoniose. La B è tutta un’altra storia, però ormai Reggio l’ ha persa e non si può tornare indietro. Il sindaco Brunetti, tra le diverse opzioni, non si troverà alcun magnate dalla disponibilità illimitata pronto ad investire con generosità incondizionata. Si cerca, però, qualcuno che dia garanzie di serietà e disponibilità tali da mettere in piedi un progetto a lungo termine che, inevitabilmente, avrà bisogno inizialmente di un’importante iniezione di capitali prima di creare una Reggina economicamente autosufficiente. Se così non dovesse essere se ne dovrà prendere atto, così come delle difficoltà che si avranno.