“La Reggina siamo noi”. Il messaggio più significativo che arriva da Locri è quello lanciato dai tifosi amaranto. Almeno 1500 reggini (considerati i due settori) si sono mossi per seguire una squadra che ufficialmente non porta neanche il nome che i sostenitori amano (e non è, al momento, colpa di nessuno che graviti attorno all’attuale club). Si giocava in provincia di Reggio Calabria, ma a oltre un’ora e mezza di strada dal capoluogo e la mobilitazione vista non era affatto un dato scontato. Passare dall’ammirare le giocate di Ménez a seguire i dilettanti è uno sforzo che si fa solo per amore e profondo senso di appartenenza, perché la maglia va oltre la logica dello sport come intrattenimento.
La Lfa Reggio Calabria e la proprietà sono oggi i custodi di questo patrimonio affettivo e la loro responsabilità è quello di farne buon uso. Possibilmente acquisendo quell’esperienza necessaria ad evitare scelte che sono piaciute, come quella che ha regalato al club una iniziale denominazione ufficiale che è persino oggetto di ironia da parte delle tifoserie avversarie. Un passo falso che, tra qualche mese, potrà essere corretto quando ci saranno i margini per far volare via definitivamente La Fenice Amaranto e riprendersi nome e logo, con annesso sforzo economico per farlo.
Mettersi al timone della Reggina è una posizione che regala onori e oneri. La nuova gestione per ora ha conosciuto soprattutto i secondi, sia per gli sforzi economici sostenuti che per un’accoglienza oscillante solo tra il tiepido ed il gelido. Non poteva essere altrimenti, dopo l’epilogo extracampo delle ultime stagioni.
Adesso, però, il momento delle valutazioni preventive è finito. Si ragiona sull’attualità e possibilmente sul futuro. La squadra vista contro il San Luca ha dato l’idea di avere picchi di qualità sopra la media, al punto da quasi non dare l’idea di essere in ritardo di preparazione fisica rispetto agli avversari.
La classifica, però, non tiene e non terrà conto dell’impossibilità ad avere lo stesso punto di partenza degli altri. In un campionato dove ci sono quattro-cinque squadre nettamente più forti, la nuova Reggina ha già lasciato per strada due punti contro una splendida realtà del territorio reggino, ma con obiettivi evidentemente diversi.
Le attenuanti le conoscono tutti. La sensazione è che però con un attacco diverso e più capace di riempire l’area ci sarebbero stati i margini per vincere. La rosa di Trocini non ha neanche un attaccante che in carriera abbia dimostrato di trovare la via della rete con facilità. Rosseti è un profilo di categoria superiore, ma non offre la certezza di essere un bomber da doppia cifra (pur potendo esserlo).
Gli svincolati, anche importanti, non mancano. Quello delle prime punte resta un ambito dove servono sostanziali sforzi economici. Aggiungere uno (o forse anche due) tasselli in quella posizione nel più breve tempo possibile sarebbe la certificazione delle ambizioni di vincere questo campionato.
Anche perché, benché oggi sia tutt’altro che probabile considerate le premesse e gli avversari, non farlo non sarebbe certo sinonimo di una stagione da considerare positiva. La buona notizia è che la società è ancora attiva sul mercato e potrebbe regalare ancora delle sorprese.
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