Un noir atipico in cui il crimine diventa pretesto per indagare la persona, echeggiando la commedia umana di balzachiana memoria. Torna oggi nella prima serata di Rai2 «Stucky», serie liberamente ispirata ai romanzi di Fulvio Ervas (Marcos y Marcos) con la regia di Valerio Attanasio, che ha adattato i testi originali con Matteo Visconti e Marco Pettenello.
Protagonista è Giuseppe Battiston nei panni di Giuseppe Stucky, ispettore capo della Polizia in forza alla Questura di Treviso, personaggio già interpretato dall’attore nel film «Finché c’è prosecco, c’è speranza» di Antonio Padovan. Poliziotto solitario, flemmatico e sornione, allergico alla vista del sangue e alla tecnologia, Stucky si muove nei meandri oscuri del Nord-Est italico, tra vecchi centri storici, periferie postmoderne e campagne sonnolente, affrontando casi in cui, come nel cult americano «Colombo», lo studio di un delitto va oltre il disvelamento razionale dell’enigma, diventando pretesto per osservare e indagare la condizione umana.
Al suo fianco gli agenti Ilaria Landrulli (Laura Cravedi), giovane e con tanta voglia di fare, e Fabio Guerra, meridionale dall’aria sbadata ma in gamba, cui dà volto l’attore di Reggio Calabria Alessio Praticò («Un’estate fa»). «Guerra è complementare a Landrulli, perché è un poliziotto fidato, ma a volte un po’ impacciato e fuori luogo – ci dice l’attore – . Nel tentativo di essere utile diventa spesso d’intralcio. Può sembrare pasticcione e viene bonariamente tartassato da Stucky, che si diverte a metterlo in difficoltà, ma in fondo è parte di una squadra che riesce a mettere a segno indagini con ottimi risultati. Con le sue specificità Guerra porta nelle storie un po’ di leggerezza».
Utile per la messa in scena del personaggio è stato il confronto col regista Valerio Attanasio: «Tutti noi attori ci siamo confrontati con lui per impersonare al meglio i diversi ruoli. Nel mio caso era necessario evitare di cadere nella macchietta o proporre un personaggio scollato rispetto alla narrazione del giallo. Ci siamo arrivati attraverso una serie di proposte da parte mia».
Tra queste, l’idea di far parlare Guerra con la cadenza reggina, pur non specificandone con chiarezza la provenienza: «Valerio mi ha proposto di far parlare Guerra con un accento diverso da quello degli altri personaggi, per cui ho pensato che avrei potuto utilizzare la cadenza della mia città, poco sentita al cinema e in televisione. Un accento associato subito al siciliano da chi non conosce alcune zone di Sicilia e Calabria, più vicine all’area dello Stretto».
Prodotta da Marica Stocchi per Rosamont con Rai Fiction e RaiCom, «Stucky» – che sta facendo segnare ottimi risultati come ascolti – vede nel cast anche Barbora Bobulova e Diego Ribon.
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