Questo il testo del comunicato dei carabinieri:
Il 10 Maggio 2017, in un terreno demaniale al confine tra il Comune di Gioia Tauro e quello di Rizziconi, a conclusione di un mirato servizio finalizzato al controllo del territorio ed alla localizzazione di rifugi utilizzati da latitanti di ‘ndrangheta, i militari della Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro e dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria”, nel corso di un rastrellamento appiedato, hanno individuato e sottoposto a sequestro un covo, presumibilmente utilizzato in passato quale rifugio per i latitanti della zona, il quale era stato sapientemente occultato avvalendosi non solo della fitta vegetazione che contraddistingue quell’area, ma anche mediante l’impiego di una rete vegetata e l’uso di vernice di colore verde in grado di consentirne la piena mimetizzazione con l’ambiente circostante.
Il covo, rinvenuto solo dopo un’accurata perlustrazione dell’area rurale sita in Contrada Marredda di Gioia Tauro, era costituito da una fondazione edile in cemento di forma rettangolare ed ampia circa 15 mq, con al di sopra installato un container prefabbricato in alluminio e materiale coibentato, corredato di impianti idrici, fognari ed elettrici, attualmente non funzionanti poiché smantellati e dati alle fiamme.
All’interno del rifugio i militari sono riusciti a documentare la presenza di alcuni effetti personali ed elettrodomestici di varia natura, quali una stufa a gas ed un’antenna per tv, sintomo, questo, del fatto che il rifugio fosse stato in passato effettivamente utilizzato e dotato di tutti i comfort.
Nelle vicinanze, inoltre, a soli 5 metri dal covo, è stata rinvenuta una botola in ferro, con apertura manuale, mediante la quale si accedeva ad un cunicolo collegato direttamente al covo ed utilizzato verosimilmente quale via di fuga in caso di necessità.
Del rinvenimento è stata notiziata la Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palmi nonché la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria la quale ha assunto il coordinamento delle operazioni e delle successive attività d’indagine volte a verificare se il covo sia stato utilizzato da latitanti ancora ricercati o già catturati.
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