Reggio

Venerdì 22 Novembre 2024

Gerace, la storia di due emancipazioni nella Calabria del dopoguerra

 
 
 
 
 
 

Una storia di amicizia e riscatto sociale che vede come protagonisti un wedding planner omosessuale e una ragazza madre, ambientata nella Calabria dell’immediato dopoguerra. Sono in corso da una settimana a Gerace le riprese del film “Il mio posto è qui” prodotto da Orisa e finanziato dalla Calabria Film Commission, presentato ieri mattina nella sala consiliare della città dello Sparviero. Una pellicola che vedremo nelle sale cinematografiche a fine anno, tratta dall’omonimo romanzo di Daniela Porto, regista della pellicola insieme con il marito Cristiano Bortone. Dopo il benvenuto del vicesindaco e consigliere metropolitano Rudi Lizzi è intervenuto in videoconferenza l’assessore Salvatore Galluzzo, a capo della delegazione comunale in trasferta alla Fiera internazionale del turismo di Berlino. Entrambi si sono detti orgogliosi della scelta di Gerace per il set cinematografico e Galluzzo ha ricordato: «Dal 1972 assistiamo alle riprese di film nella nostra città ma ogni volta è sempre motivo di grande orgoglio per il nostro territorio. In questi giorni – ha concluso – siamo impegnati a parlare a Berlino di turismo esperienziale dei beni culturali e ben venga il film dei registi Bortone e Porto, ai quali auguro un grande futuro». Nell’esordire, Cristiano Bortone (premio David di Donatello 2007 nella sezione giovani per la regia di “Rosso come il cielo”) ha ricordato le origini calabresi della moglie «ragion per cui – ha premesso – ho sempre sognato di fare un film in Calabria perché so di quanta stima gode la Calabria Film Commission, e Gerace stessa è il fulcro di questo movimento cinematografico calabrese». Davanti a lui un ramoscello di mimosa, grazie al quale ricorda la storia di emancipazione femminile alla base della trama ed elogia la grande accoglienza ricevuta a Gerace, «merito dell’amministrazione e dei geracesi ma anche della presenza della Scuola cinematografica della Calabria di Lele Nucera, che sta lavorando in maniera ottimale al nostro fianco». Sottolineando altresì «la scelta ecologista di un set senza gruppi elettrogeni e senza trasporti con mezzi motorizzati, visto che la troupe è di stanza a Gerace». La coregista Daniela Porto ha svelato che «la sceneggiatura è frutto dei racconti di mia madre ed è ambientata in un anno di grandi promesse come il 1946 in cui le donne hanno potuto votare per la prima volta», ribadendo il plauso agli attori «che stanno interpretando al meglio i ruoli» e alla troupe «composta in larga parte da donne». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio

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