Il 28 ottobre 2020, il noto imprenditore Francesco Siclari – presidente dell’Ance, l’associazione che raccoglie i costruttori reggini, della Cassa Edile e del Comitato per il Mezzogiorno, organo dell’Ance nazionale per favorire la crescita e lo sviluppo dell’edilizia nella legalità – si recò in Questura.
Spontaneamente salì al terzo piano, negli uffici la Squadra Mobile. Si sedette e cominciò a parlare. Si alleggerì la coscienza e denunciò agli investigatori, coordinati dal primo dirigente Francesco Rattà, di una lunga vicenda estorsiva che lo aveva visto vittima, nell’arco di oltre un lustro, tra il 2013 ed il 2018, ad opera della famigerata cosca De Stefano.
Siclari riferì dell’inferno che aveva attraversato e per farlo in maniera compiuta fu sentito dagli inquirenti in altre tre occasioni: il 2 novembre e il 22 dicembre 2020, e infine lo scorso 8 gennaio. Tutto ciò «a comprova – annota il gip Tommasina Cotroneo – del convincimento nel denunciare e della volontà ferrea di collaborare con la Giustizia».
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