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In Aspromonte si viaggia... sulle tracce del Neolitico

È il primo Parco nazionale in Italia ad aver avviato i laboratori sull’archeologia divulgativa e imitativa sulla preistoria. Il nuovo progetto di didattica ambientale, rivolto alle scolaresche e ai fruitori dei Centri visita dislocati nell’area protetta, si ispira alle infinite testimonianze presenti nella montagna reggina

Storia e archeologia, alla scoperta delle radici che accomunano le comunità d’Aspromonte. Per molti millenni la nostra montagna fu attraversata da chi camminava e la sceglieva per abitarvi, procurarsi i mezzi di sussistenza, recarsi da un posto all’altro, vendere e comprare, in poche parole vivere. Nel corso dei secoli questo massiccio fu costellato di agglomerati abitativi e brulicante di viaggiatori e pellegrini. Non vi è luogo dell’Aspromonte dove l’uomo non sia giunto e abbia lasciato un segno.
Il nuovo progetto di didattica ambientale di Archeologia divulgativa e imitativa sulla preistoria “Sulle tracce dell’uomo neolitico dell’Aspromonte”, promosso dall’ Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte e rivolto alle scolaresche e ai fruitori dei Centri Visita dislocati nell’area protetta, si ispira proprio alle infinite testimonianza archeologiche del nostro territorio.
L’Aspromonte è il primo Parco in Italia ad aver avviato i laboratori sull’archeologia divulgativa e imitativa sulla preistoria. Il progetto è entrato nel vivo con lo svolgimento ed il completamento delle prime due fasi, con attività di formazione rivolte alle Guide ufficiali del Parco e agli operatori dei Centri Visita, e vedrà la sua attività conclusiva con l’apertura dei laboratori presso le strutture d’accoglienza dove saranno allestiti appositi spazi per i laboratori didattici destinati agli studenti.
«Le giornate di formazione sull’archeologia divulgativa ed imitativa della preistoria – ha dichiarato il presidente dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, Leo Autelitano – rivolte alle guide nonché agli operatori del parco e/o esterni addetti alle strutture di accoglienza, sono comprese all’interno di un grande progetto tendente ad evidenziare la presenza di resti archeologici nelle terre alte del Parco Nazionale dell’Aspromonte.

Da un’azione sinergica molto forte, sviluppata con la Sovrintendenza archeologica, sono scaturiti risultati che in molti casi hanno confutato con dati di fatto, tesi in base alle quali, gli insediamenti greci dell’era Avanti Cristo, così come quelli successivi del periodo bizantino, non hanno riguardato le alture superiori ai mille metri, mentre – ha proseguito Autelitano – gli scavi effettuati e numerose ricognizioni in corso, testimoniano la presenza di fortificazioni in alta quota, vedi gli scavi effettuati a San Salvatore sui campi di Bova (a 1300 metri sul livello del mare), dove insisteva una fortezza. Il corso di formazione rivolto a chi dovrà animare i centri visita del Parco, rendendoli ricchi ed accoglienti, punta a trasmettere un concetto dell’archeologia non freddo, statico, per come eravamo abituati, bensì dinamico, rappresentativo di eventi ed attività rapportate all’epoca testimoniata dai ritrovamenti. La forza dell’archeologia divulgativa ed imitativa, sta tutta nello sforzo di ricreare attività e mestieri dell’uomo della preistoria, attraverso uno spostamento delle lancette indietro nel tempo.

Un grande piano di comunicazione non con il linguaggio moderno, bensì con quello della storia. I primi tre laboratori – ha concluso il presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte Leo Autelitano – posizionati presso i centri le cui radici risalgono al neolitico (Bova con i suoi ritrovamenti archeologici, Gerace con i primi insediamenti dell’uomo neolitico presso le grotte di Cao, San Giorgio per il nome altisonante che porta, cioè luogo abitato dai Morgeti, antica popolazione italica che preesisteva all’arrivo dei coloni greci), costituiscono i luoghi significativi in cui si svolgono le attività laboratoriali. Da questo progetto ci aspettiamo visite in massa dal mondo della scuola, delle università, degli ambiti della cultura storica desiderosa di approfondire ed infine da parte di numerosi turisti il cui interesse per la nostra terra crescerà a dismisura».
Attraverso la realizzazione dei laboratori gli studenti e i visitatori studieranno quale fosse la vita di quanti abitavano questo meraviglioso massiccio montuoso in quel periodo, anche in considerazione delle ultime scoperte e gli studi effettuati, che consentono di retrodatare la presenza umana nell’Aspromonte Geopark a circa 10.000 anni fa. Attraverso l’utilizzo di reperti sperimentali preistorici, appositamente ricostruiti, saranno attrezzati veri e propri laboratori che si concentreranno sulla “scheggiatura della pietra”, la “lavorazione dell’argilla e la creazione di vasi e monili preistorici”, le “tecniche di accensione del fuoco”, “l’intreccio delle fibre vegetali” e il laboratorio sui graffiti arti parietali”.

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