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Il quartiere Arghillà di Reggio, dove l’emergenza non è mai finita

L'area ripiomba in un tunnel di criticità ambientali, sociali ed economiche. E prolifera la micro-criminalità

Corsi e ricorsi storici. Anni di annunci, appelli, promesse... ma Arghillà convive ancora con una situazione di degrado ambientale, sociale ed economica. Il quartiere, indicato come una “terrazza sullo Stretto”, avrebbe potenzialità di sviluppo enormi ma nel corso del tempo ha pagato a carissimo prezzo l’emarginazione sociale che ha provocato la proliferazione della criminalità. Ma non solo. Una buona parte di colpa ce l’hanno la politica e le istituzioni, perché per troppo tempo il quartiere dell’estrema periferia Nord della città è stato dimenticato. Solo un’azione repressiva dello Stato evidentemente non è bastata, così come non basta da sola l’attività delle associazioni e della parrocchia. Da anni si scrive di occupazioni di alloggi popolari, dei furti di abitazioni, di situazioni di estremo degrado ma quello che balza di più agli occhi adesso sono anche quelle auto bruciate e lasciate lì in bella vista nella piazzetta intitolata a don Italo Calabrò. Più volte bonificata e ripulita, la piazza torna puntualmente a essere sporcata, così come le strade. Dopo un periodo di calma sul fronte della raccolta dell’immondizia, la città è tornata in sofferenza e Arghillà è un quartiere dove, quando non si riesce a smaltire, quasi subito l’immondizia giacente si trasforma in una grande discarica a cielo aperto che spesso viene data alle fiamme. Le scene e i luoghi di questo scempio sono sempre gli stessi e i residenti sono sempre più sfiduciati e delusi. Perché oltre all’immondizia c’è anche un problema più strutturale di degrado ambientale con rami di alberi caduti sulle strade e mai rimossi, erbacce e un senso di abbandono che sembra permeare ogni cosa.

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