La sentenza di appello del maxiprocesso “Mandamento Ionico” che si è definito con il rito abbreviato cristallizza la permanenza dell’operatività di alcune “locali di ’ndrangheta” nell’area ionica reggina. Per quanto riguarda la “locale di Locri” la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria confermano la presenza e la distinzione tra loro della “cosca Cordì” e della “cosca Cataldo” che, dal capo di imputazione, si rilevano «già impegnate in un sanguinoso conflitto armato per il predominio mafioso nella città di Locri almeno fino all'anno 2005, poi riappacificate a seguito di un accordo spartitorio e di non belligeranza maturato e concluso tra il 2008 ed il 2010». Nel contesto locrese rientra, secondo la Procura, la «cosca Aversa-Armocida di Merici storicamente alleata dei Cataldo», e ancora la «cosca Floccari operante in contrada Moschetta di Locri alleata, nel corso del tempo, con la cosca Cataldo o con la cosca Cordì, a seconda delle dinamiche associative, attualmente legata alla cosca Cataldo». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio Calabria