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Reggio e il Lido comunale. Viaggio nel paradiso perduto divenuto un luogo fetido FOTO

Di questi tempi lo scorso anno, in pompa magna, avveniva l'inaugurazione del nuovo Waterfront a Reggio Calabria. L'area a Nord del lungomare vedeva la luce dopo anni di lavori e di cantieri. Un'opera inaugurata dal sindaco Giuseppe Falcomatà alla presenza di rappresentanti istituzionali di alto profilo anche di fuori regione (basti pensare che erano presenti il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e il presidente dell'Anci, nonchè sindaco di Bari, Antonio Decaro).

Un'opera incastonata in un nuovo segmento di rigenerazione urbana e architettonica tale da consegnare alla città un'area a nord del lungomare tutta da vivere e nella quale anche il Lido comunale avrebbe assunto una rilevanza strategica, non fosse altro per la storia rappresentata dal luogo meta di tantissimi reggini negli anni addietro.

Ma le pastoie burocratiche, la debolezza politico-amministrativa di un ente paralizzato, il batti e ribatti con la Soprintendenza ed un lassismo generale, fanno sì, che agli albori dell'ennesima stagione turistica alle porte, la situazione non solo non si sia evoluta, ma addirittura sia peggiorata.

L'area del Waterfront, in alcuni tratti, è caratterizzata da degrado ed incuria con angoli di area pedonale invasi da erbacce. E che dire del "panorama mozzafiato" in bella mostra visibile dal ponte sul torrente Annunziata. I canneti e l'erba la fanno da padrone e rappresentano il peggior biglietto da visita agli occhi del cittadino e del turista che sceglie quell'area per trascorrere momenti di piacevole relax con lo sguardo proiettato sullo Stretto. Uno sguardo che però viene distratto da quel ponte che rappresenta un pugno nell'occhio, oltre ad essere un'area potenzialmente molto pericolosa in caso di maltempo e alluvioni. Una città metropolitana non può consentirsi il lusso, nel cuore della primavera e a ridosso dell'estate (con i turisti che, fortunatamente, sono già approdati in centinaia in città) di lasciare che il degrado possa impadronirsi del bello di una Reggio sempre più abbandonata. Una Reggio abbandonata non solo nelle periferie, ma, appunto, anche nel suo cuore pulsante a due passi dal Museo Archeologico e a due passi dal kilometro più bello d'Italia.

La questione irrisolta del Lido comunale

"Restituiremo alla città la vista del mare", così il sindaco Falcomatà nel 2015 nel corso di una conferenza stampa in cui annunciava il ricorso del Comune al Tar contro il parere della Soprintendenza che blocca metà del progetto di riqualificazione del Lido comunale. Sette anni fa quelle parole sono rimaste lettera morta. Una delle zone più belle della città è oggi terra di nessuno, un luogo lasciato nel più totale degrado ed abbandono. Un vero e proprio angolo di paradiso divenuto un immondezzaio a cielo aperto: rifiuti di ogni genere ammassati all'interno e anche sulla spiaggia, decine di bustoni di spazzatura adagiati lì senza che nessuno provveda a rimuoverli, una struttura fatiscente che cade a pezzi minuto dopo minuto, cabine divenuto luogo di malaffare e microcriminalità. Il progetto di riqualificazione dell'area è fermo al palo e sul piatto giacciono i fondi della Soprintendenza e del Comune (3 milioni e mezzo di euro circa). E mentre si attende, invano, che qualcosa possa cambiare, Reggio vede inesorabilmente trascorrere l'ennesima possibilità sprecata, l'ennesima estate di promesse non mantenute, l'ennesima occasione sprecata, l'ennesima stagione in cui si tirerà a campare alla giornata. In attesa che quel paradiso perduto del Lido possa, quantomeno, essere un luogo più pulito per i tanti che ancora lo frequentano. Dare la possibilità a quest'ultimi di sedersi sulle panchine o di fare una passeggiata senza vedere l'orrido immondezzaio presente di qua e di là sarebbe già un primo minimo e necessario risultato da perseguire con estrema celerità.

 

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