L'urlo di Polistena, tutti in piazza per difendere l'ospedale. Tripodi: “Non ci rassegniamo” FOTO | VIDEO
La battaglia di un popolo, la battaglia di un territorio che abbraccia 150mila persone. La Piana di Gioia Tauro e in particolar modo la comunità di Polistena non ci stanno più e proseguono la loro lotta di rivendicazione dei propri diritti. Tantissima gente ha risposto positivamente alla chiamata in piazza dell’amministrazione comunale con un Consiglio comunale aperto presieduto dal presidente del civico consesso Angelo Borgese. Tutti in piazza per difendere l’ospedale. Massiccia la presenza delle istituzioni, tantissimi sindaci, associazioni, comitati, studenti, cittadini. Pacato, ma nello stesso tempo determinato il sindaco Michele Tripodi: “Non ci rassegniamo ad avere una sanità smantellata. Questa piazza chiede alle istituzioni delle risposte, pretende che questi disegni di smantellamento vengano conclusi. Nel 2015 facemmo un Consiglio comunale aperto dopo la decisione dell’allora commissario ad acta di chiudere l’ospedale. Non è vero che noi sindaci siamo divisi. Noi eravamo a Palmi quando c’era da prendere posizione. Manca il personale e oggi si è scoperta una fragilità del sistema dove stanno chiudendo diversi servizi non solo a Polistena. Ovunque c’è il problema del personale che dopo la pandemia si è manifestato in modo massiccio. Qui abbiamo 12 posti letto nella rianimazione di altissimo valore, ma è stata chiusa l’anestesia il primo luglio scorso. Stessa cosa vale per la psichiatria, per il pronto soccorso. Il commissario ha dovuto chiudere i PPI per cercare di travasare personale da un punto all’altro. Ma questa e’ una logica sbagliata. Non si chiudono gli ospedali , i reparti , i punti di primo soccorso. Non avere un adeguato ricambio di personale ha comportato uno stress dei pochi medici rimasti con turni di lavoro massacranti. La mala politica ha fatto dei danni con dei raccomandati che non si sa dove vanno a finire. Una gestione della sanità negli anni che ha tentato di creare delle nicchie di potere che hanno fatto male alla sanità pubblica. Chi non ha i soldi ha gli stessi diritti di chi va nelle cliniche del Nord o di altri paesi. C’è una violazione della Costituzione, dei Lea, delle prestazioni da garantire. Ecco perché oggi siamo qui , perché vogliamo rappresentare tutta la nostra indignazione per ciò che sta avvenendo. E’ una piaccia che non deve morire qui, questa non e’ una passerella. Domani saremo dal prefetto e ho preteso che il tavolo istituzionale fosse da egli presieduto. Oltre ad essere indignati siamo preoccupati. Se andate in ospedale molti medici sono stati imbavagliati in questi anni, non sono stati messi nelle condizioni di esprimere il loro pensiero. Da oggi deve partire un grido che può essere riassunto in una sola parola: basta. Siamo stanchi e su questo credo che ci sia un’unità d’intenti che ci vede uniti per guidare una protesta che non avrà fine fin quando non ci saranno risposte. Ormai il tempo e’ scaduto, e’ necessaria un’inversione di rotta subito e presto”. Presente anche il sindaco metropolitano facente funzioni Carmelo Versace: “Non volevamo commissari e l’assenza di chi ci rappresenta prosegue davanti all’ennesimo stupro che subisce questo territorio. I calcoli numerici non bastano e la chiusura di questi centri non significa aiutare altri territori. Nel periodo pandemico si voleva chiudere Polistena per renderlo ospedale Covid e sono cose che non dobbiamo dimenticare. Queste cose non possiamo più non dircele, c’è una politica che si deve assumere le proprie responsabilità nelle sedi opportune e mi auguro ci possa essere la ripartenza prima di vedere la totale chiusura dell’ospedale di Polistena”. Michele Conia, sindaco di Cinquefrondi ha affermato: “Se domani in Prefettura non avremo le nostre risposte, propongo ai colleghi sindaci ed al popolo di occupare la cittadella regionale a prescindere se sia il 10 agosto o Ferragosto”.