Ci sono luoghi nati per giocare, in cui giocare è diventato impossibile. Luoghi in cui i diritti dei bambini, sono negati. Come in altri comuni, accade anche a Montebello Jonico, dove alcuni impianti sportivi sono ormai consegnati all’abbandono e al degrado. «In un entroterra dove non sono stati pensati e realizzati spazi ed aree gioco per i più piccoli, persino i campetti, unica speranza, sono impraticabili e nessuno, proprio nessuno, fa niente». Basta guardare il campetto di Montebello centro, dove capre e pecore brucano l’erba ormai ingiallita della struttura intitolata a don Pietro Polimeni, giovane sacerdote dedito allo sport e al mondo giovanile. Le traverse delle porte, usurate e cariche di ruggine, raccontano la loro lunga storia. Una, ormai adagiata su se stessa, è pronta a crollare alla prima pallonata, sulla testa di qualche malcapitato ragazzino. I pali, scardinati, pendono uno da una parte e uno dall’altra mentre la degradata rete, è ridotta a brandelli. Nella “pista”, ai lati del rettangolo di gioco, i canestri in ferro sono adagiati su un lato. Don Pietro organizzava lo storico torneo estivo a cui partecipavano tutti i giovani di Montebello e dei centri limitrofi. Questo ed altri eventi univano tutti, dalla marina alla montagna. Con don Giovanni Gattuso, era stata messa in piedi una squadra rappresentativa di tutto il territorio comunale e quel campetto, ripulito, aveva ospitato le partite di campionato di calcio a cinque e quelle del Csi. E sempre qui si disputava, negli anni, la storica partita “schetti contro maritati”. Tutto passato, e tutto finito. Nel campo sportivo di Fossato lo scenario è ancora peggiore. Scendendo verso mare la tappa è d’obbligo nell’incompiuto campetto di Masella, luogo in cui nessuno ha mai giocato. Nel campetto di Sant’Elia, vicino al mare, lo scenario è simile: l’erba domina intorno mentre la spazzatura campeggia in più punti e persino lungo il percorso che conduce all’ingresso. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio