Sarebbero rimasti tutti a bocca chiusa davanti al giudice gli arrestati nell’ambito della maxioperazione antidroga, coordinata dalla Procura antimafia reggina ed eseguita da 300 militari della Guardia di Finanza, che ha scoperchiato un enorme traffico internazionale di cocaina con base logistica nel porto di Gioia Tauro. Nessuna novità è dunque emersa dagli interrogatori di garanzia, almeno per quanto riguarda 34 dei 36 indagati, per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere. A difensori adesso la decisione se presentare istanza al Tribunale del Riesame. Intanto, continuano ad emergere particolari dalle innumerevoli intercettazioni. Le indagini hanno consentito di accertare la realizzazione di ingenti profitti da parte del gruppo criminale, quale retribuzione per le attività di esfiltrazione della cocaina. Tirando le fila, il compenso ricevuto dai soggetti deputati all'esfiltrazione della coca va individuato tra l’8 e il 18% del valore di mercato della merce. Ma i narcos razzolavano di tutto, non disdegnando addirittura la… carta! In tal senso vanno le affermazioni di Vincenzo Brandimarte che, nel fornire indicazioni sulla quantità e il confezionamento di un carico di coca da recuperare, scriveva: «Quello di 400 sono 44 cartoni con 9 pezzi. E un cartone con 4 pezzi, più sigillo. Totale 45 cartoni. Fai prendere anche un po’ di carta… k costa 3 euro a scatola». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Reggio Calabria