Non un killer professionista venuto da fuori per compiere la propria missione di morte ma un giovane di 37 anni conosciuto da tutti in città, probabilmente anche dalla vittima, l’uomo che sabato pomeriggio è stato sottoposto a fermo dai carabinieri per l’omicidio di Massimo Lo Prete, 50 anni, freddato venerdì sera all’interno del distributore di carburanti “Q8” di via nazionale 18. Si chiama Giuseppe Mazzaferro, classe 85, lavoratore portuale ma anche profondo amante delle terre, noto ai più come “Peppone”, un’identità che ha lasciato basita l’opinione pubblica gioiese poiché, anche se la sua famiglia è imparentata con i Piromalli e in passato gli erano state ascritte frequentazioni con persone legate alla criminalità organizzata locale, lui personalmente non era certo considerato un potenziale assassino.
Gli investigatori avrebbero chiuso il cerchio intorno a Mazzaferro dopo neanche 24 ore dal delitto grazie a un’intensa attività d’indagine e battendo palmo a palmo il territorio, aiutati verosimilmente dalle telecamere di video sorveglianza presenti nella zona e all’interno della stessa pompa di benzina e a una ricostruzione di alcuni elementi trovati sul luogo del delitto, anche se da parte delle forze dell’ordine non è ancora trapelato alcun dettaglio. Determinante per il prosieguo delle indagini sarà ricostruire l’esatto movente dell’omicidio stabilendo se tra i due vi sia stato prima qualche alterco culminato successivamente in omicidio e, in questo caso, bisognerà capire cosa sia scattato nella testa del giovane Mazzaferro e quali le gravi motivazioni, o se continuare a seguire la pista dell’omicidio maturato negli ambienti della ’ndrangheta gioiese: se così fosse, le indagini, attualmente coordinate dalla Procura di Palmi, diretta da Emanuele Crescenti, passeranno a breve alla Dda di Reggio Calabria, sotto la direzione del Procuratore Giovanni Bombardieri.
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