C'è Cristo, un Cristo anziano e affaticato, un Cristo senza parole, col volto - irriconoscibile - di Enrique Irazoqui, che nel 1964 fu l'affilato Gesù di Pasolini nel “Vangelo secondo Matteo”. E c'è il volto dell'attore reggino Marcello Fonte - che sì, è un volto intensamente pasoliniano, con quella grazia triste e quell'allegria stralunata da artista di strada. C'è una donna (Rossella Brescia), una Maria o una Maddalena o una qualunque delle dolenti che sono passate per tutte le strade percorse dai migranti e dai profughi e dalle loro Sacre Famiglie (che il presepe non è solo a Natale, e dove ci sono pii guardiani a difenderlo). E c'è lui, Vinicio Capossela, capitano d'una barca arenata su una delle spiagge più celebri d'Italia, quella di Riace, il paesino che ha osato proporre - dal basso - un modello d'accoglienza e solidarietà in un mondo che continua a ripetere che non ne esistono di possibili. In un bianco e nero pasoliniano - la regia e la fotografia sono di Daniele Ciprì - il videoclip “Il povero Cristo”, appena uscito, ci racconta, senza nominarla, tutta la vicenda di Riace, lo scherno dei nostri tempi in cui chi dice «ama il prossimo tuo come te stesso» è chiamato «buonista» e Cristo è costretto a tacere, a «rinunciare all'uomo», a tornarsene sulla croce perché nessuno sembra volere un Cristo vivo, e scomodo («meglio averlo morto zitto e in sacrificio»), con la sua buona novella che ci impegna all'amore, mentre quello che vogliamo è solo la guerra («intanto nel mondo una guerra è signora della Terra»). Una ballata acustica carezzevole e devastante (arrangiata da Alessandro “Asso” Stefana e coprodotta con Niccolò Fornabaio, musicisti ai quali si aggiunge il newyorkese Marc Ribot) che anticipa l'album di inediti “Ballate per uomini e bestie”, in uscita il 17 maggio con La Cupa/Warner Music Italy. È stata Riace, a ispirare Capossela: la spiaggia dove ebbe inizio lo straordinario “esperimento” di Mimmo Lucano - una semplice messa in opera di quel «dono» che ci ha fatto Cristo, scrive Capossela. Un luogo che resta un epicentro simbolico fortissimo, in cui si dipana la vicenda del Cristo turbato e rassegnato del video, che è stato scritto da Capossela con Miriam Rizzo (montaggio di Dario Indelicato, scenogragia di Gianluca Salomone, costumi di Grazia Combini) e prodotto da Groenlandia e da Indaco, giovane società calabrese (come tante maestranze coinvolte nella realizzazione), con il sostegno della Calabria Film Commission, che si conferma istituzione sensibile e ricettiva ai progetti di qualità e di grande respiro. Anche il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio ha commentato sottolineando questo lusinghiero aspetto, dicendosi fiero del modo in cui «il mondo della cultura e dell'arte ha sposato questa battaglia di civiltà» e il messaggio di integrazione, inclusione e speranza che viene da Riace. Chissà, potrebbe essere un luogo in cui quel «povero Cristo» potrebbe scegliere di rimanere, di ricominciare a spiegarci, a salvarci.