Una big band di eccelsi musicisti e cantanti, capitanata da un mattatore della scena dalla verve indiscussa, oltre che da maestro della musica e interprete della canzone italiana, di cui è da anni apprezzato ambasciatore nel mondo, del calibro di Renzo Arbore. Insieme, in un’interazione fitta di suoni, cori, immagini, improvvisazioni, virtuosismi vocali, battute e aneddoti, sono stati protagonisti, acclamati da un pubblico in visibilio, di circa due ore e mezza di spettacolo al teatro al Castello. Non poteva aprirsi in modo migliore il party musicale per i 40 anni del Roccella Jazz Festival, che ha preso il via con una tappa sold out, già dal giorno precedente (la seconda in Calabria dopo Diamante) del tour dell’Orchestra Italiana con Renzo Arbore. Uno show completo che ha incarnato al meglio l’auspicio tematico “Back to life, back to live”, scelto dal direttore artistico Vincenzo Staiano per l’edizione “XL” della rassegna promossa dal Comune: quel ritorno alla vita, dopo il lockdown e alle profonde emozioni che solo i concerti dal vivo sanno imprimere nei cuori degli spettatori. Dopo 28 anni di attività, album di successo e un folto bagaglio di esperienze sui palchi più celebri del mondo, spinta dalla missione di promuovere la musica napoletana più internazionalmente conosciuta, l’Orchestra Italiana con la direzione del maestro Arbore riesce sempre a sorprendere, emozionare e divertire. Come si è visto a Roccella dove ha proposto i suoi cavalli di battaglia, dal repertorio della canzone melodica italiana, rivisitandoli con ritmi swing e mediterranei e nello specifico con nuovi arrangiamenti jazz, in omaggio alla rassegna. Una carrellata di successi che ha fatto cantare e tenere il ritmo con le mani un pubblico di tutte le età (sotto il palco ad assistere entusiasta anche la governatrice Jole Santelli) sulle note di evergreen come “Maruzzella”, “’O sarracino”, “Chella llà”, “Comme facette mammeta”, “‘O surdato ‘nnammurato”. Omaggi al grande maestro che ha ispirato le origini dell’Orchestra, Roberto Murolo, a Renato Carosone, che ne ha ispirato la formula, a Domenico Modugno, con una versione intima di “Piove”, con Arbore alla tastiera, e a Natalino Otto, autore della famosa “Mamma mi piace il ritmo”, rivisitata in chiave jazz. Pura poesia, poi, la rilettura della serenata composta da Edoardo Nicolardi, “Voce ‘e notte”, eseguita dalla raffinata voce di Barbara Buonaiuto. A inframmezzare la scaletta aneddoti, siparietti umoristici coi ferrati compagni di palco dell’ensemble (assai apprezzate le prodezze vocali e ritmiche di Giovanni Imparato e le improvvisazioni di Mariano Caiano), il ricordo commosso dell’amico Luciano De Crescenzo e attestazioni di stima per Roccella e il suo festival. «Ho scoperto una cittadina stupenda, non è una ruffianata – ha detto Arbore – e sono contento di trovarmi in una location così suggestiva, ai piedi del Castello Carafa che ho visitato oggi, ospite di una rassegna dedicata al jazz e ai suoi derivati, genere con cui noi dell’Orchestra Italiana abbiamo molto a che fare». Gran finale con il pubblico in piedi – nel rispetto delle norme anti Covid – sulle note di “Luna rossa” e un mix di successi della trasmissione cult “Indietro tutta”, come “Vengo dopo il tiggì”, “La vita è tutta un quiz”, “Cacao meravigliao”. Oggi il Festival prosegue al Teatro al Castello alle 21.30 con il concerto dei Rumba De Bodas, ottetto bolognese che mescola ska, funk, latin vibes e swing e ha già tre produzioni discografiche all’attivo. A seguire una produzione originale del Roccella Jazz Festival, prima assoluta: Tony Esposito in un progetto speciale, diretto da Antonio Faraò e dedicato al ritorno alle sue origini musicali che hanno attraversato gli anni 70 con produzioni legate alla world music, al funk e alla fusion. Il percussionista napoletano torna a Roccella dopo un periodo d’intensa collaborazione con Pino Daniele e con alcune icone del jazz mondiale come Don Cherry, Billy Cobham, Gato Barbieri, Don Moye, Emir Deodato.