Quando a fine estate 2012, quasi per caso, emerse lentamente sotto gli attrezzi dell’archeologo Francesco Cuteri e della sua équipe, solo pochi addetti ai lavori compresero che la scoperta, un edificio pubblico termale dell’antica Kaulonia, avrebbe rivestito un carattere di eccezionalità, non solo per le dimensioni, circa trenta metri quadrati, ma anche per la sua datazione, fine IV secolo a.C, che lo rendeva il più antico pavimento musivo policromo di origine magno-greca scoperto nel Meridione d’Italia.
Nessuno però poteva prevedere che quella scoperta straordinaria, grazie anche al paziente lavoro di ripulitura e della lettura iconografica del mosaico, considerato uno dei gioielli più belli e importanti del Parco archeologico ‘Paolo Orsi”, dopo tanti anni non avrebbe cessato di stupire. Anche se per il motivo sbagliato: il mosaico resta per buona parte dell’anno sepolto per evitare incursioni vandaliche. Motivo per cui ogni “scopertura” è giustamente salutata come un evento.
Lo hanno confermato i visi meravigliati dei tanti visitatori che anche quest’anno non hanno voluto mancare all’apertura straordinaria al pubblico del prezioso “tappeto di pietra” collocato nella sala a causa sua battezzata “dei delfini e dei draghi” per via dello schema dell’abbinamento frontale dei sedici riquadri di varie forme con queste figure marine, rare in età ellenica, e con al centro motivi floreali.
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