Dieci anni fa l’archeologo Francesco Cuteri, docente di Beni culturali all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, fece parte del gruppo di ricerca che scoprì, sul tratto a ridosso del mare che è parte integrante del Parco archeologico dell’Antica Kaulon, quel grande mosaico policromo. Alla vigilia dell’ormai consueta riapertura estiva al pubblico della sala dei draghi, dei delfini e dell’ippocampo (durante la quale darà vita a una “narrazione ed evocazione a due voci” insieme all’ex direttrice Maria Teresa Iannelli), gli abbiamo rivolto alcune domande.
Professor Cuteri, sono note le esigenze che inducono a conservare sotto la sabbia il mosaico per nove mesi l’anno. Pensa che un giorno si arriverà a un periodo più ampio di fruibilità di quella che oggi è solo una meraviglia “stagionale”?
«A dire il vero sono più di nove i mesi in cui il mosaico rimane interrato, concentrandosi normalmente le date di riapertura in agosto; anche se quest’anno la Direzione regionale Musei ha deciso di renderli fruibili fin da luglio. L’obiettivo è quello di renderli godibili per l’intero arco dell’anno e tra non molto partiranno, spero, i necessari lavori di protezione dell’area, con una copertura che dovrà essere studiata per essere meno impattante possibile. La straordinarietà degli eventi dona spesso loro un valore aggiunto, ma noi in questo caso dobbiamo puntare assolutamente all’ordinarietà: offrire con costanza una meraviglia che viene dal passato».
La sensazione diffusa è che i mosaici e l’intero parco dell’antica Kaulon potrebbero attirare numeri maggiori di visitatori. Quanto conta essere inseriti negli itinerari mainstream e nei giusti circuiti turistici?
«Gli scorsi anni, le giornate di riapertura dei mosaici hanno mostrato come intorno agli stessi vi sia grande attenzione e grande entusiasmo, con punte di 500 visitatori giornalieri; addirittura, nel 2018 ci furono in sole tre giornate oltre 2.500 visitatori. Ma non sono solo i mosaici e l’edificio termale a fare da attrattori, è l’intero parco, che conserva preziose testimonianze dell’antica polis, Kaulonia, e gode, unico caso in Calabria, di un affaccio diretto sul mare che permette agevolmente di raggiungere la spiaggia dove, nell’VIII secolo a.C., sbarcarono i coloni achei. Importantissima, inoltre, è la presenza del Museo archeologico. Essere inseriti nei circuiti e negli itinerari turistici è importante, ma non basta; l’esigenza dei nostri luoghi di cultura, e nello specifico del parco di cui parliamo, è quello di aprirsi anche alla regione, alle scuole ed a quelle formule turistiche che propongono di degustare le cose, assaporarle lentamente. Quello di Monasterace, offrendo anche collegamenti con le aree dell’entroterra, è un parco altamente “spirituale” e come tale deve essere prevalentemente vissuto».
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