Hanno suggellato il loro amore in un posto magico: Camini. E non si sono unite due culture completamente diverse, come i più rimarcherebbero, ma due anime che si sono prese per mano, arricchendosi delle loro differenze. Guardando nella stessa direzione. Stefania e Tony, lei calabrese di 39 anni, lui ghanese di 34 lui, erano raggianti il giorno del loro matrimonio, lo scorso 12 agosto. E non sapevano che il destino stava lavorando per loro. «Sono figlia di calabresi emigrati – racconta Stefania – ma sono nata e cresciuta in provincia di Torino, a Moncalieri. Al Nord ho vissuto fino ai trent’anni, ma il Sud è sempre il luogo che consideravo casa e che mi ha sempre fatto pensare che un giorno sarei tornata. Insomma, in cuor mio sentivo che la mia Camini mi apparteneva, e il suo calore era sempre immenso e confortevole». La promessa, Stefania, operatrice dell’Eurocoop, l’ha mantenuta alla soglia dei trent’anni. E non appena ha messo piede in quella che in fondo ha sempre considerato la sua terra si sono cominciati a preparare i primi passi. Che oggi possiamo definire propedeutici: «Sono entrata alla cooperativa Jungi Mundu – continua – per la sostituzione di un insegnante, e lavoretto dopo lavoretto sono approdata a insegnare nel laboratorio d’infanzia dove facciamo delle attività ludiche per i bambini, dai 3 ai 6 anni, che al mattino frequentano la scuola dell’infanzia. Quando ho iniziato io c’erano sia soggetti beneficiari del progetto di accoglienza che i bambini di Camini. Poi il Covid ha rimescolato un po’ le carte». Tony è approdato in Calabria il 31 dicembre 2020. Dal Ghana. E il suo percorso, facendo riferimento alle istantanee di viaggio, lo possiamo riassumere in poche tappe: Sicilia, Calabria e Germania. E poi di nuovo Camini, a un tiro di schioppo da Riace: «Alla fine è tornato perché aveva fatto parte del progetto di Mimmo Lucano e gli hanno trovato una sistemazione qui a Camini. E colui che sarebbe diventato poi mio marito ha fatto un tirocinio di sei mesi al Comune e lavorava come operaio esterno. Dopo, grazie a un maestro artigiano, Vincenzo Piazzetta, ha imparato a costruire la lira calabrese. E oggi fa il bracciante agricolo in un’azienda». Tony, con sé aveva un gioiello, il figlio. E lo portava all’asilo comunale e al laboratorio d’infanzia: «Ricordo ancora – continua Stefania – quando lo incontrai, come se fosse ieri. Era il 28 giugno 2021. Per me era semplicemente il papà di Victor, non sapevo nemmeno come si chiamasse. E devo dire che inizialmente– continua ridendo – avevamo solo rapporti formali. Ma poi qualcosa è cambiato. Lui mi ha conosciuto in un periodo felice, poi ha capito che qualcosa era cambiato e mi è stato vicino. Una notte ci siamo scritti fino a tardi e ora siamo qui a raccontare la nostra vita insieme». E inizialmente i due erano preoccupati per le reazioni che potevano sorgere all’interno di Eurocoop Jungi Mundu. Ma capite le intenzioni, tutti hanno partecipato alla grande festa e al matrimonio che si è celebrato con rito civile, alla presenza del sindaco Giuseppe Alfarano, degli operatori, dei beneficiari del progetto d’accoglienza e della comunità caminese: «Oggi viviamo a Riace e vogliamo – aggiungono parlando a nome della sua famiglia – dare un fratellino o una sorellina a Victor. Dal 19 settembre ho cominciato a insegnare al doposcuola, sempre nella cooperativa. E devo dire che al laboratorio ho lasciato il mio cuore, perché lì ho conosciuto mio marito, un uomo che adoro. E ho visto crescere bambini adorabili». E il messaggio che lanciano è semplice: «Noi non siamo perfettamente uguali – concludono – ma l’importante è venirsi incontro. Il rispetto è la base di ogni rapporto. Sono cresciuta senza pregiudizi e per me una persona si qualifica per chi è. Non in base alla provenienza».