Nella notte, i carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, supportati in fase esecutiva dal Nucleo Cinofili Carabinieri di Vibo Valentia, hanno eseguito 8 ordinanze di misura cautelare, emesse dall’Ufficio del Giudice delle Indagini Preliminari su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, nei confronti di 6 cittadini italiani e 2 cittadini di origine centrafricana, nell’ambito dell’operazione denominata “Marracash”, che si inquadra in un’attenta attività di contrasto allo spaccio di sostanze stupefacenti esistente nel centro abitato di San Ferdinando e all’interno della Tendopoli Ministeriale insistente nel territorio comunale.
I provvedimenti e l'indagine
Quattro persone state arrestate dai carabinieri in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip Manuela Morrone su richiesta della Procura di Palmi. Nell’operazione «Marracash» sono coinvolti sei italiani e due cittadini gambiani. Si tratta di Musa Kuyateh e Omar Saidy che sono finiti in carcere come l’impiegato del porto di Gioia Tauro, Roberto Michele Ferraro detto «u Marra», di 37 anni, e Cristina Broso, di 47, che lavora al front office della tendopoli. Il gip, inoltre, ha disposto l’obbligo di presentazione per Francesco Albano e Giuseppe Punturiero e il divieto di dimora per Antonino Lombardo e Matthias Bonasera.
Stando all’inchiesta, condotta dai carabinieri della Stazione di San Ferdinando con quelli della Compagnia di Gioia Tauro, Ferraro si sarebbe adoperato nelle attività di spaccio di droga, in particolare di marijuana. La sua base operativa era un casolare nella periferia di San Ferdinando dove veniva aiutato da due suoi amici, Punturiero e Albano, che è attualmente detenuto per l’operazione «Eclissi» contro le cosche della zona. Durante le indagini, gli investigatori hanno individuato anche Cristina Broso. Secondo gli inquirenti, la donna era solita spacciare a San Ferdinando, San Costantino Calabro e Polistena e si riforniva da Ferraro o presso la tendopoli, dove prestava servizio e dove riceveva la marijuana da Kuyateh, un operaio addetto alla raccolta di rifiuti nella struttura. Sarebbe stato quest’ultimo il fulcro dello spaccio sia nei confronti dei cittadini africani domiciliati nella tendopoli che dei residenti a San Ferdinando. A sua volta Kuyateh si riforniva da un altro gambiano, Saidy, residente a Rosarno e ritenuto spacciatore di livello superiore poiché coordinava l’attività illecita nelle zone vicine alla tendopoli. Grazie alle intercettazioni e ai filmati, i carabinieri hanno documentato complessivamente 55 episodi di spaccio. Le telecamere, infatti, hanno permesso agli investigatori di individuare Lombardo e Bonasera accusati di aver fornito supporto agli spacciatori.
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